ECOFRIENDLY FARM, QUANDO LA FATTORIA CRESCE IN CITTÀ

Si chiama EcoFriendly Farm (Ecf) ed è la più grande fattoria “urbana” d’Europa. Si differenzia dalle altre aziende agricole per il fatto che non si trova in campagna, ma nella metropolita Berlino, in Germania. L’innovativo progetto – vincitore nel 2013 del premio Cleantech Open’s big-ticket prize indetto per le migliori start-up agricole – ricopre un’area di 1800 metri quadri e produce 30 tonnellate di legumi e 35 tonnellate di pesce. Con questi numeri, Ecf, oltre ad essere unica nel suo settore è anche un modello di integrazione e sostenibilità ambientale che potrebbe essere facilmente esportato all’estero.

“La fattoria del futuro sarà urbana o non sarà”, dichiarano Nicolas Leschke e Christian Echternacht, i due fondatori di ECoFriendly Farm. “Siamo partiti nel 2012 e ci davano dei matti, oggi siamo un modello, una sorta di prototipo che speriamo venga presto replicato altrove e da altri”. Nessun antibiotico, nessun pesticida, nessun inquinante e riduzione drastica delle emissioni di anidride carbonica grazie a un metodo innovativo di produzione che integra l’agricoltura col sistema di allevamento ittico. L’innovativa idea si basa essenzialmente sulla tecnica definita “aquaponica” che consente il recupero agricolo di circa il 95% dell’acqua usata per l’allevamento dei pesci. Anche la vendita dei prodotti, rigorosamente “bio”, è a “Km 0”, garantendo un fatturato senza mediatori, un prezzo all’origine più basso che nei supermercati e un arricchimento anche per la zona circostante.

La fattoria di Leschke e Echternacht si è affermata anche come il più “grande discount alimentare biologico” dell’area berlinese. “La nostra forza”, dicono i fondatori, “è che siamo nel cuore della città, siamo integrati con la sua vita e con i suoi abitati e loro non sono, per noi, semplici consumatori. Possono venire, osservare, studiare, partecipare ai nostri seminari e capire che cosa possiamo fare per migliorare l’alimentazione e il rapporto tra città, coltura e cultura”. Un’idea innovativa che, se esportata, potrebbe modificare radicalmente la fisionomia – e l’anima – delle grandi metropoli europee, sin troppo cementificate.