Droni, Sundar Pichai va al Pentagono

Dopo il Campidoglio tocca al Pentagono: seconda tappa con le alte sfere Usa per Sundar Pichai, amministratore delegato di Google approdato a Washington per incontrare prima gli esponenti del Congresso e, successivamente, anche la direzione del Dipartimento della Difesa. Una visita che, come riporta il Washington Post, Pichai ha effettuato per discutere quanto accaduto a proposito del Project Maven, il piano concordato fra la Difesa americana e il gigante della tecnologia che consentiva l'analisi dei video girati dai droni, permettendo attraverso l'intelligenza artificiale di isolare i soggetti nelle zone di conflitto. Uno stratagemma che, secondo alcuni dipendenti, non era conforme alle caratteristiche di Google e, per questo, il contratto era stato rescisso.

La visita al Congresso

A scatenare le proteste dei dipendenti era stato il fatto che, a loro giudizio, aiutare la Difesa con questo tipo di programma avrebbe permesso alle Forze militari di uccidere con maggiore efficienza. Durante l'audizione al Congresso, interrogato dal senatore McCarthy sulla questione, a Pichai era stato poi dato appuntamento a novembre e, dal Campidoglio, era uscito strappando la mezza promessa di un confronto diretto con Donald Trump, dal momento che il Tycoon aveva anzato, negli ultimi tempi, non pochi sospetti sul ruolo giocato da Google nell'accrescere le notizie false contro di lui. Sul Project Maven (e anche su altri temi caldi, Cina in testa), però, la discussione pubblica avverrà fra un mese scarso.

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A ogni modo, anche sulla visita al Pentagono resta il vincolo di segretezza, tanto che né Google né tantomeno il Dipartimento hanno rilasciato dichiarazioni in proposito: “Non commentiamo i dettagli delle riunioni private – ha detto un portavoce ai media americani -. I capi dipartimento si incontrano di routine con i partner industriali per discutere di tecnologie innovative. Questi incontri supportano il dialogo continuo volto a risolvere le future sfide tecnologiche”. Nessuna parola nemmeno da Google, dunque, che mantiene il vincolo di segretezza che vige sugli incontri privati ma, di sicuro, la decisione del colosso dell'informatica continuerà a far discutere, se non altro per definire eventuali limiti nelle relazioni fra colosso e governo. Altri elementi potrebbero emergere da un faccia a faccia fra Pichai e Trump, qualora avvenisse davvero.