Senato, accordo bipartisan sulle modifiche al Dodd-Frank

Nonostante un clima tutt'altro che sereno in casa dem, dal Congresso piove un parzialmente inaspettato accordo bipartisan tra l'ala democratica e quella repubblicana sulla riforma Dodd-Frank, o meglio sulla sua revisione, giacché la legge è stata varata nell'ormai lontano 2010 in seguito alla grave crisi finanziaria che aveva pesantemente investito le economie globali. L'accordo sulla modifica è arrivato con 67 sì e 31 no e, sostanzialmente, porterà a un allentamento delle norme maggiormente restrittive previste nel testo di legge sulle piccole banche e gli istituti di credito a livello locale, il più evidente dei quali sarà l'abbassamento da 50 a 250 miliardi di dollari della soglia minima per essere considerate banche a rischio sistematico.

Sanders: “Sollievo necessario”

L'intento è tutelare i consumatori dai rischi di una nuova crisi finanziaria anche se, a conti fatti, l'impalcatura portante del Dodd-Frank act è rimasta: certamente, la revisione consentirà di allentare i controlli sugli istituti bancari anche e soprattutto minori, incrementando i prestiti e riducendo i rischi. L'accordo al Congresso ha incontrato peraltro il parere positivo della Casa Bianca, dalla quale hanno specificato, attraverso le parole della portavoce Sarah Huckabee Sanders, che “il disegno di legge fornisce il tanto necessario sollievo dal Dodd-Frank Act per migliaia di banche comunitarie e cooperative di credito e stimolerà la concessione di prestiti e la crescita economica senza creare rischi per il sistema finanziario”.

Testo alla Camera

Nonostante l'accordo raggiunto (previo passaggio alla Camera per l'approvazione) sono emerse per la prima volta le divisioni interne ai Democratici con alcuni senatori a manifestare opposizione. Tra questi Sherrod Brown dell'Ohio, secondo il quale l'allentamento delle norme del Dood-Frank è un regalo a Wall Street e un rischio per i contribuenti, con addirittura il rischio di favorire una nuova crisi. Il tentativo di riforma della normativa del 2010, a ogni modo, è un risultato importante nell'ottica bipartisan, con addirittura la volontà di alcuni repubblicani della Camera di applicare un'ulteriore deregulation a fronte di una legge che, secondo alcuni, ha favorito l'ampliamento delle grandi banche e costretto molte delle piccole a scomparire. Una mossa che, però, richiederebbe il ritorno del testo di modifica al Senato, dove il rischio di ingolfamento, vista l'alquanto esigua maggioranza (appena un voto), crescerebbe in modo esponenziale.