Luigi Bobba: “Così difendiamo i diritti del volontariato”

Intervista di Interris. al presidente dell'osservatorio giuridico sui diritti del Terzo settore

“Terzjus nasce come strumento per monitorare, accompagnare e sostenere l’attuazione della riforma del Terzo settore”, spiega a Interris.it Luigi Bobba, ex presidente delle Acli e sottosegretario al Lavoro.

I diritti

Ora Luigi Bobba, tra i pù autorevoli esponenti del cattolicesimo sociale italiano, presiede il neonato Osservatorio giuridico sul volontariato.

Come si articolerà in concreto l’azione del neonato Osservatorio giuridico da lei presieduto?
“L’Osservatorio Terzjus si incentrerà principalmente su tre diverse attività. Innanzitutto, la gestione di un sito/piattaforma – www.terzjus.it – aperto, accessibile e continuamente aggiornato. Uno strumento orientato sia a fornire materiale informativo ad un pubblico ampio e non specialistico; sia a diventare un punto di riferimento per i quadri del terzo settore, gli studiosi della materia, i professionisti e i funzionari delle amministrazioni pubbliche. Poi predisporremo per i primi mesi del 2021, un ‘Terzjus Report’, un Rapporto sullo stato di attuazione della legislazione del Terzo settore; rapporto che si sdoppierà una volta ogni due anni per diventare ‘Terzjus Report Europa’, un’occasione per confrontarci con l’evoluzione della legislazione europea. Infine svilupperemo attività formative rivolte in particolare alle amministrazioni pubbliche per favorire una conoscenza puntuale ed un’efficace applicazione delle norme contenute nel Codice del terzo settore”.

Quali sfide burocratiche attendono i nuovi Ets (Enti del Terzo Settore)?
“Non parlerei di sfide burocratiche. La riforma  si caratterizza sia per una nuova regolazione della vita degli enti di terzo settore, che di un sistema di opportunità volto a sostenere la crescita e lo sviluppo dell’azione volontaria e dell’impegno civico. Per la generalità degli enti che vorranno iscriversi al Registro Unico, servono solo alcune modifiche statutarie, che sono minime per gli enti di minori dimensioni e più significative per quelli più grandi. Ci sono poi diverse opportunità – maggiori detrazioni fiscali per le donazioni, Social bonus, Titoli di solidarietà – che se ben utilizzate possono diventare una fonte importante per finanziare le proprie attività o per sviluppare investimenti in nuove opere sociali”.

Come cambierà il terzo settore con il nuovo inquadramento giuridico?
“Intanto, anziché avere un sistema di leggi frammentato e spesso contraddittorio, potremo avvalerci di un corpus organico di norme rivolto alla generalità degli enti di terzo settore. Ciascun soggetto potrà scegliere il vestito più appropriato in ragione della sua missione e delle sue attività. Certamente spariranno le onlus che si trasformeranno in fondazioni o in imprese sociali. Tutte le realtà associative e di volontariato troveranno un miglior supporto nei Centri di servizio al volontariato, che sono stati riformati e adeguatamente finanziati. Le imprese sociali potranno poi avere nella propria compagine anche dei soci profit – purché minoritari -: una strada per favorire l’ibridazione tra realtà imprenditoriali profit e quelle non profit”.

La pandemia è stata un banco di prova per il volontariato?
“Come per tutti i soggetti pubblici e del mercato, la pandemia ha messo a dura prova le strutture associative e di volontariato, compromettendone, in alcuni casi, anche l’esistenza e comunque la solidità. Ma la crisi epidemica rappresenta anche un’occasione per trasformarsi e innovare i modelli organizzativi, le fonti di finanziamento e la tipologia di attività e servizi. Se i valori costitutivi sono forti, il cambiamento potrà essere vissuto non come un pericolo ma come un’opportunità. Compito delle istituzioni è stare accanto a queste realtà in nome di un’alleanza rivolta a non abbandonare i soggetti più deboli ed ad affrontare anche le forme più ruvide del disagio sociale”.

C’è sufficiente coscienza nelle istituzioni del valore della sussidiarietà?
“La cultura della sussidiarietà ha ancora molta strada da fare. Fino a pochi anni fa, le istituzioni pubbliche erano considerate i soli soggetti abilitati a tutelare l’interesse generale  e a gestire i beni comuni. Ora, invece, la nuova concezione costituzionale della sussidiarietà rovescia questo paradigma; accanto alla pubblica amministrazione, c’è il Terzo settore che, pur essendo un soggetto giuridicamente privato, persegue finalità pubbliche e genera beni comuni. Si tratta di un cambiamento culturale ancora in gran parte da compiere, ma la riforma ha introdotto una normativa che incorpora proprio questo nuovo paradigma. Ora bisogna passare dal diritto astratto (la legge) al diritto vivente (ovvero i comportamenti dei cittadini e i modelli sociali diffusi nelle nostre comunità)”.