Operazione della Digos contro anarchici: due arresti e 37 indagati

Gli agenti di polizia della Digos ha eseguito 14 misure cautelari e perquisizioni in diverse città d'Italia nei confronti di attivisti gravitanti nell'area anarchica. Sono ritenuti responsabili delle violenze durante gli scontri che hanno messo a ferro e fuoco Torino il 9 febbraio scorso, durante il corteo di protesta per lo sgombero di uno stabile occupato. Due persone  sono state arrestate, se ne cerca una terza. Altre undici sono state sottopostie al divieto di dimora in città, in totale gli indagati sono 37. I reati contestati sono lesioni aggravate, resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e imbrattamento. I provvedimenti firmati dalla Procura di Torino, che ha coordinato le indagini, sono scattati in riferimento agli scontri di piazza avvenuti nel capoluogo piemontese tra le forze dell'ordine e i militanti. Gli anarchici, provenienti anche dall'estero, si erano riuniti per protesta contro lo sfollamento della loro storica sede, l'”Asilo” in via Alessandria, che era avvenuto due giorni prima – il 7 febbraio – nell'ambito dell'operazione “Scintilla”.

Il blitz

A finire agli arresti sono stati Federico Daneluzzo, 23enne comasco, e Patrik Bernardone, torinese di 24 anni. Proseguono le ricerca di un terzo soggetto. Le altre misure cautelari riguardano undici persone, alcune residenti in Italia, A Torino, Savona, Sassari, Livorno, Ravenna. Altre, all'estero. In Slovacchia, Svizzera e Serbia. In tutto, gli indagati per i disordini nel centro di Torino sono 37, tra cui lo storico componente dalla galassia radicale Massimo Passamani. L'operazione di polizia è scattata simultaneamente in tre diverse regioni, LombardiaPiemonte e Sardegna. Alle indagini della Digos hanno partecipato le questure di Milano, Sassari, Cuneo, Trento e Ravenna. Sono in corso anche 17 di perquisizioni su coordinamento della Direzione centrale della Polizia di prevenzione.

Gli scontri

L'evacuazione e il sequestro dell'”Asilo”, storico edificio occupato a Torino, e l'arresto di sei persone sospettate di far parte di una cellula sovversivaaccusa poi caduta, ha scritto La Repubblica – la mattina del 7 febbraio scatenò la reazione dei gruppi anarco-insurrezionalisti. Fu indetto un corteo di protesta a cui parteciparono attivisti e militanti proveniente da diverse parti del Nord Italia. C'erano infatti , oltre a quelli dell'”Asilo”, i frequentatori dei centri sociali concittadini “El Paso” e “Alpi libere”. Altri militanti erano arrivati dal “Brancaleone” di Milano, uno dei più noti d'Italia. Altri ancora da Saronno, Ravenna, Bologna, Trento e Rovereto. A volto coperto, i manifestanti scesero in strada a piazza Castello, dando vita a scene di guerriglia nel centro cittadino. Ci furono scontri con gli agenti, vennero lanciati petardi e pietre. Ancora, cassonetti vennero rovesciati e dati alle fiamme, vennero imbrattati muri e alcuni manifestanti attaccarono, salendo a bordo, un autobus. Inoltre, gli antagonisti assalirono la sede della Società metropoitana acque torinesi (Smat). La risposta delle forze di polizia fu con idranti e lacrimogeni. Il bilanci degli scontri fu di quattro feriti di cui uno ricoverato in codice rosso, scrive Il Fatto quotidiano. Una volta fallito il tentativo di rientrare le centro, gli anarchici occuparono un'ex scuola elementare in zona Barriera, a nord dal centro di Torino. Sempre secondo Repubblica, lo stabile è stato abbandonato col passare dei mesi.