La meta da raggiungere è il diritto alla vita di ogni concepito

In questi giorni di campagna elettorale, in cui si usa ogni mezzo – compresa la menzogna – per avere un voto in più, non poteva non riaccendersi la polemica sul tema dell’aborto in generale, e sull’applicazione della legge 194/78 nel nostro Paese. Il casus belli è stato il post di una nota “influencer” su Instragam, in cui si denuncia che in regione Marche, governata dal centrodestra, il “diritto” all’aborto viene di fatto negato, complici le amministrazioni locali e i medici obiettori di coscienza. Si tratta inequivocabilmente di una serie di menzogne che la semplice lettura dei numeri e dei fatti è in grado di smentire senza ombra di dubbio.

L’aborto – che è e rimane, sempre e comunque, un evento tragico, di cui nessuno stato civile dovrebbe andare fiero: si può gioire di fronte ad un bimbo innocente sacrificato? – è tutelato dalla legge italiana e lo Stato mette a disposizione tutti gli strumenti necessari per il suo compimento. Anche durante la pandemia – mentre tutte le attività cliniche, medico-chirurgiche, sono state fermate o, quantomeno, fortemente rallentate – non si è registrato un solo caso di “aborto negato” in tutto il territorio nazionale. Le sale operatorie di cardiochirurgia, neurochirurgia, chirurgia vascolare – considerate le chirurgie di alta specializzazione – sono rimaste accessibili ai soli casi “salvavita”, mentre le strutture legate alle IVG non hanno conosciuto alcun tipo di limitazione o rallentamento. Questa è la pura e sacrosanta verità.

A proposito dei medici obiettori, facciamo due considerazioni. Una prima di carattere culturale: che ci siano medici obiettori (64,6% dei ginecologi italiani) è una buona notizia per tutti, perché significa che la medicina è ancora – almeno in parte – fedele al suo statuto ontologico e alla sua stessa ragione di esistere: difendere la vita, ridare la salute e lenire il dolore. Tutte attività che sono agli antipodi sia della pratica abortiva, che di quella eutanasica, o di “morte medicalmente assistita” come va di moda dire oggi. La seconda considerazione è di semplice carattere statistico: il numero di aborti a carico dei medici non-obiettori è di 0,9 aborti alla settimana. Un “carico” di lavoro decisamente risibile sul piano dell’impegno lavorativo, tanto quanto vergognosamente pesante sul piano morale. Risulta, dunque, evidente che chiunque lancia allarmi circa la non attuazione della 194 dice falsità ed è mosso da furore ideologico. Senza contare l’ormai dilagante aborto chimico, grazie anche alla circolare del Ministro Speranza sulla RU 486 liberamente somministra nei consultori, di cui non si hanno dati certi. Un altro aspetto della vicenda merita qualche considerazione: che fare della legge 194? Si tratta di una legge dello Stato che legittima la morte voluta e provocata di un bimbo innocente.

Valgono, dunque, per essa le parole di Giovanni Paolo II: “La scelta deliberata di privare un essere umano innocente della sua vita è sempre cattiva dal punto di vista morale e non può mai essere lecita … Niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione, che sia, bimbo o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante … nessuna autorità può legittimamente imporlo o autorizzarlo” (EV 57). Papa Francesco, l’11 aprile 2014, facendo sue le parole di “Gaudium et Spes”, “l’aborto e l’infanticidio sono delitti abominevoli”, chiosava: “Occorre ribadire la più ferma opposizione ad ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa, e il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia”. Dunque, la più ferma opposizione all’aborto, senza se e senza ma. Questo deve essere il punto di partenza, fisso e ineludibile, per affrontare con retta coscienza il tema della legge 194. Stando, quindi, con i piedi per terra, oggi è chiaro a chiunque che abolire la 194 non è pensabile. E’ un totem del laicismo quasi intoccabile. Ma nel mentre ne prendiamo (dolorosamente!) atto, esigiamo che gli articoli di quella legge che prevedono misure – economiche e non solo – destinate a prevenire la decisione abortiva siano concretamente messe in atto, con finanziamenti adeguati destinati a quello scopo. Cosa che in 45 anni non è mai stata fatta. Questo è l’appello che deve essere lanciato a tutte le forze politiche: si faccia ogni sforzo perché in Italia possa nascere un bimbo in più, sottraendolo all’aborto! Si tratta di un sano realismo storico e contingente, che non può mai dimenticare che la meta da raggiungere è il diritto alla vita di ogni concepito, per la semplicissima ragione che è “uno di noi”.