La didattica del sorriso

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Parlare di scuola, in tutti i tempi e in tutte le stagioni della vita, non è mai stato né facile, né tantomeno semplice. Eppure la scuola o per meglio dire l’istruzione ha sempre ricoperto un ruolo importante in tutte le società e civiltà, da quelle più antiche a quelle più moderne, da quelle più vicine a quelle più lontane.

La didattica indica la teoria e la pratica dell’insegnamento. Si può dividere in didattica generale, che riguarda i criteri e le caratteristiche generali della pratica educativa, e in didattica speciale che riguarda invece i singoli insegnamenti o le diverse caratteristiche dei soggetti dell’apprendimento. Questa definizione della didattica forse dice tutto, e allo stesso tempo forse non dice niente.

La pratica dell’insegnamento, potremmo affermare varia da popolo a popolo, o addirittura da insegnante a insegnante, insomma ogni persona ha un suo metodo e un suo modo di fare e soprattutto di concepire la scuola.

Non staremo qui a ricordare i sistemi e i metodi in uso del passato per insegnare e formare il cosiddetto discente, naturalmente nel corso degli anni l’insegnamento o il modo di fare scuola è cambiato, forse perché il tempo e la nuova tecnologia, l’uso della “lim” e del computer, che in parte hanno messo in soffitta la vecchia lavagna di ardesia, hanno modificato l’apprendimento e lo studio, portando il singolo alunno a non restare ancorato ai vecchi libri di testo. E anche il mondo dei cosiddetti “social” ha sicuramente influenzato il pianeta “scuola”, sia in positivo e forse il più delle volte in negativo…

Attraverso queste considerazioni, vogliamo non proporre o tantomeno imporre un tipo di insegnamento, ma suggerire un tipo di didattica: quella del sorriso, infondo un sorriso non costa nulla…

Quando si entra per la prima volta in un’aula scolastica, non dobbiamo contare il numero e vedere se ci sono più maschi o più femmine, se ci sono alunni “stranieri” o diversamente abili, ma il nostro sguardo deve cercare il volto di tutti e cercare di scoprire nei loro occhi tutto quello portano dentro, la loro storia, il loro pur breve vissuto.
Si deve creare un’armonia nella classe, coinvolgendo l’intero gruppo sia nell’apprendimento e sia, cosa forse più importante, a far sì che tutti si sentano i veri protagonisti della classe. Non so se sia la classe a fare grande un docente, o se sia il docente a fare grande la classe.

Fondamentale all’interno dell’aula è far sì che ognuno si senta allo stesso tempo importante, e per fare ciò è necessario saper sorridere e imparare a sorridere, cercando allo stesso tempo, negli occhi del compagno o della compagna, non un rivale, o una rivale, ma un amico o un’ amica con cui ridere, scherzare, giocare e studiare insieme.
Naturalmente tutto ciò non è né facile né semplice, alla base di tutto ci vuole una forte dose di pazienza e di saper aspettare i tempi e i modi giusti, dando ad ognuno la possibilità di emergere con semplicità e naturalezza.

E un sorriso, uno sguardo sorridente, non solo aiuta, ma può essere contagioso, vivere all’interno della classe, circondati da volti sorridenti aiuta a crescere meglio, a socializzare con tutti, il sorriso annulla le differenze, le distanze, e apre tutte le porte, iniziare il giorno con un sorriso, rende più libera la mente.

Sorridere, vuol significare anche eliminare i conflitti che fanno parte della vita di un gruppo classe, si sviluppa la voglia di rispettarsi e di accettare il pensiero degli altri, non deve esserci un pensiero unico, ma tutti devono poter esprimere una propria idea, nessuno può metterla in discussione, ma tutti possono farla propria o non condividere, ma sempre avendo alla base il rispetto verso l’altro o l’altra.

Entrare come docente in una classe e trovare volti sorridenti è un buon inizio della giornata e qualsiasi lezione può cominciare… Sarà importante saper comunicare anche con gli sguardi, ancor prima che con le parole, e uno sguardo sorridente aiuta lo studente nel suo cammino di apprendimento, e favorisce , allo stesso tempo le relazioni tra pari, creando un clima sereno, in modo tale da far emergere le potenzialità di ogni singolo individuo in maniera da poter superare le difficoltà, che lo studio presenta. E’ una didattica, quella del sorriso, che andrebbe riscoperta e messa in pratica sia dai docenti, che dai discenti. Forse, anche se i tempi cambiano, non varrebbe provare?