Il detenuto: una persona ferita da recuperare

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In questo Giovedì Santo, Papa Francesco si recherà per la seconda volta nell’Istituto Penale per minorenni di Roma Casal del Marmo dove celebrerà la Messa in “Coena Domini” e laverà i piedi ai giovani detenuti. Ciò ha vari significati: primo fra tutti, il Santo Padre incontra Cristo presente in queste persone, di varie culture e religioni, ma sempre figli di Dio. Inoltre, il suo gesto è un messaggio di pace e misericordia che consegna al mondo partendo dagli ultimi: il Vicario di Cristo si inginocchia per lavare i piedi a persone che hanno sbagliato, un gesto che rompe la logica di tutti gli schemi umani.

Il Santo Padre è sempre stato attento al mondo dei detenuti, è un argomento che gli sta particolarmente a cuore. “Non c’è santo senza passato, non c’è peccatore senza futuro“, aveva infatti detto nel corso di una passata udienza. Se andiamo a guardare il nostro passato, nessuno può dire di non aver commesso un peccato. Siamo tutti parte della stessa storia, abbiamo delle ferite che sono alla base del nostro operare e spesso, queste ferite, ci hanno indotto ad operare degli sbagli. Il detenuto è una persona ferita che ha commesso uno sbaglio.

Ma non c’è peccatore senza futuro. E penso ai tanti recuperandi che malgrado il loro tumultuoso passato, fatto di violenza, ferite subite e inferte, possono diventare santi. Questa santità è il futuro. Ho in mente un ragazzo con delle ferite enormi nel suo passato che ha commesso tre rapine. L’ho accompagnato ad incontrare i suoi familiari. Lui non ha avuto il coraggio di raccontare tutte le sue ferite, ma ha chiesto loro un abbraccio: questo è stato il primo tassello per costruire il futuro, il bisogno di riconciliazione. Noi possiamo costruire il nostro futuro solo quando ci riconciliamo con il passato.

Credo che questo percorso lo abbiano fatto anche i santi e Dio li ha chiamati anche per le loro ferite. Il Signore ci plasma sin da quando siamo nel seno materno e ci accompagna alla chiamata: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. Questo lo dico come membro della Comunità Papa Giovanni XXIII che opera nelle Comunità educanti con i carcerati: Dio lo ha scelto per me e mi ha chiamato a vivere in questa storia, ma a partire anche dalle mie ferite. Quindi, anche per me è vero: “Non c’è santo senza passato, non c’è peccatore senza futuro”. Questo futuro, però, lo dobbiamo costruire insieme come società. Papa Francesco, andando in queste carceri, sta costruendo il futuro per tante persone a cui è negato.