La tratta di esseri umani è un delitto

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Foto di Katinka da Pixabay

In occasione della decima edizione della Giornata mondiale contro la tratta di persone, Papa Francesco dedica il suo pensiero ai tanti fratelli e sorelle che sono trattati come schiavi e invita “ad aprire le nostre vite e i nostri cuori” verso coloro che soffrono di questa condizione “perché se chiuderemo occhi e orecchie, se resteremo inerti, saremo complici” dei trafficanti di esseri umani. La tratta di esseri umani è un delitto che vede coinvolti in gravi fatti di sfruttamento uomini, donne e bambini. Si tratta di un crimine odioso che interessa soprattutto minori d’età e ragazze, quasi 21 milioni di persone sono vittime del lavoro sottopagato, di matrimoni forzati e sfruttamento sessuale.

La cooperazione internazionale, che si inserisce nell’ambito della convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità transnazionale, è fondamentale per la prevenzione di questo tipo di reato. L’Unicri si impegna nella prevenzione e nel contrasto della condizione di vulnerabilità e sfruttamento cui sono sottoposti i migranti, nel Paese di origine, durante il tragitto e nel luogo di arrivo, da intermediari e finti datori di lavoro. L’Unicri ha predisposto un programma di cooperazione che vede l’impegno delle forze dell’ordine italiane e nigeriane nel contrasto alla criminalità organizzata per lo sfruttamento delle persone. Per quanto riguarda l’ordinamento italiano, la tratta di esseri umani è punita dalla legge n.228 del 2003 e successive modifiche, che ha riscritto le norme contenute nel Codice penale riguardanti la riduzione in schiavitù. Tale normativa è frutto dell’attuazione della disciplina di derivazione eurounitaria e del recepimento della Convezione di Varsavia, avvenuto con legge 2 luglio 2010, n. 108.

La Convenzione di Varsavia pone al centro i diritti umani e la dignità dellepersone vittime di sfruttamento. Il legislatore italiano ha dato seguito all’art. 20 della Convenzione di Varsavia, attribuendo rilevanza ad alcuni atti commessi intenzionalmente al fine di realizzare la tratta di esseri umani, come “fabbricare un documento di viaggio o d’identità falso, detenere, sottrarre, alterare, danneggiare o distruggere un documento di viaggio di un’altra persona”. Le vittime delle nuove forme di riduzione in schiavitù sono persone che provengono dalle aree più disagiate del pianeta, costrette all’accattonaggio, ai lavori forzati e alla prostituzione.

L’art. 600 del Codice penale prevede la reclusione fino a 20 anni per chiunque eserciti su un altro essere umano poteri “corrispondenti a quelli del diritto di proprietà” o riduca “una persona in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestazioni lavorative o sessuali” o a prestazioni che comportino lo sfruttamento. Il d.lgs. 24 del 2014 ha dato attuazione alla direttiva 2011/36/UE che contiene una più ampia definizione del delitto di tratta di esseri umani. Facendovi rientrare il reclutamento, il trasporto, l’accoglienza di persone, con la minaccia, con l’uso stesso della forza, o di altri mezzi di coercizione. La legge, inoltre, ha previsto anche un Fondo per le misure anti-tratta, destinato al finanziamento di programmi di assistenza in favore delle vittime dei reati e l’istituzione di uno speciale programma allo scopo di assicurare loro, in via transitoria, adeguate condizioni di alloggio, vitto e cure mediche, nonché l’assistenza in giudizio.