Atalanta agli ottavi, un'impresa da Dea

Bello vedere Bergamo festeggiare in strada come se fosse stato appena vinto uno scudetto. Bello anche vedere un'Italia tutto sommato unanime nel prendere atto dell'eliminazione dell'Inter e nel risollevarsi con l'impresa dell'Atalanta che, da cenerentola del proprio girone, ha centrato un'incredibile qualificazione agli ottavi di Champions, alla sua prima partecipazione alla massima competizione continentale. E alzi la mano chi, dopo i tre k.o. di fila nelle gare d'andata, avrebbe scommesso sul passaggio del turno della Dea. Del resto, le prestazioni non è che non ci fossero state anche allora: semplicemente, l'accoppiata gioco-risultati non si era concretizzata. Il resto lo ha fatto l'autostima, cresciuta a dismisura dopo il pari con il Manchester City, e la rinnovata consapevolezza dei propri mezzi, sufficiente a spazzare via la Dinamo Zagabria e anche il ben più esperto Shakhtar Donetsk, peraltro a domicilio, in uno stadio avveniristico per gli standard italiani come l'Ost Metalist di Kharkiv, ancor di più per una squadra non certo abituata alle grandi competizioni.

Nuova maturità

L'Atalanta fa la storia qualificandosi agli ottavi ma il bello è che la cosa sembra non stupire più di tanto. Ci sarebbe da sorprendersi visto il pessimo ruolino di marcia nei primi tre match ma la sensazione di positività, che ormai da qualche anno accompagna i nerazzurri, non era venuta meno neanche in quei momenti, nemmeno dopo il k.o. interno proprio con lo Shakhtar, maturato negli ultimi secondi di gioco. Torna tutto dalle parti di Bergamo, persino l'errore-regalo in difesa che spalanca la via della rete a Gosens, come all'andata la spalancò a Solomon. E si invertono anche i ritmi visto che, rispetto al match di San Siro, l'Atalanta alza il ritmo quando allora l'aveva calato, ossia nella ripresa. Ancor di più dopo il rosso (forse un po' generoso) a Dodò. Il tris lo calano Castagne, che beneficia del Var per la rete del vantaggio, Pasalic, con un inserimento dei suoi da palla inattiva, e proprio Gosens, che non perdona l'incredibile svarione della difesa ucraina nel finale, mandando l'ennesimo messaggio a Joachim Loew in vista dell'Europeo.

Ora, al fianco di Juventus e Napoli, la Dea aspetta di conoscere dall'urna di Nyon il proprio destino, consapevole che comunque andrà non esisteranno imprese impossibili. Perché esserci è bello ma, visto che ci si sta, anche sognare in grande è lecito.