Caso Stamina, Davide Vannoni arrestato a Torino: praticava il metodo in Georgia

Ancora un fermo per Davide Vannoni: l’ideatore del discusso (e disapprovato) metodo Stamina è stato arrestato a Torino dai Carabinieri del Nas, con l’accusa di aver proseguito la sua illecita attività di cura di malattie neurodegenerative con il suddetto trattamento, disconosciuto dalla comunità scientifica e vietato in Italia. Dopo aver patteggiato 22 mesi nel 2015, Vannoni finisce nuovamente nel mirino della Procura di Torino, nell’ambito di un’inchiesta che lo vede accusato di associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, truffa aggravata e somministrazione di farmaci non conformi alle malattie trattate. Il padre di Stamina è stato arrestato nella sua abitazione di Moncalieri su ordinanza emessa dal pm Vincenzo Pacileo, coordinatore dell’indagine assieme al collega Alessandro Aghemo. A far scattare la nuova tranche, le numerose segnalazioni di ex pazienti che avrebbero continuato a praticare la vietata cura in Georgia.

Le intercettazioni

Stando a quanto emerso dall’inchiesta i pazienti, reclutati in Italia, avrebbero sborsato fino a 27-30 mila euro per ricorrere al trattamento di matrice vannoniana. A incastrare l’uomo, una serie di intercettazioni che avrebbero convinto i pm della sua intenzione di lasciare l’Italia (Bielorussia, Santo Domingo e Ucraina le possibili destinazioni). Nei mesi scorsi, le diverse segnalazioni avevano allertato gli inquirenti sulla prosecuzione delle cure col metodo Stamina nell’Est Europa, mentre la diretta continuazione dell’attività di Vannoni sui suoi ex pazienti era stata confermata anche da un malato di sla torinese, il quale aveva fatto sapere come l’uomo fosse attualmente “supervisore” all’interno di un ospedale della capitale georgiana, Tbilisi.

Il reclutamento

Il “reclutamento” dei pazienti avveniva anche via web, attraverso l’uso dei social network. Sarebbero state decine le persone affette da malattie neurodegenerative incurabili convinte a viaggiare (a proprie spese) fino in Georgia per sottoporsi alle costosissime infusioni staminali. Tale trattamento, secondo gli inquirenti, non solo non avrebbe guarito i pazienti ma sarebbe servito ad attirarli in modo ingannevole per trarne profitto, essendo il metodo peraltro privo di qualsivoglia fondamento scientifico. Altre perquisizioni, nella stessa giornata, sono state effettuate nell’abitazione di Erica Molino, biologa e stretta collaboratrice di Vannoni, e della presidente dell’associazione “Prostamina life”, Rosalinda La Barbera, incaricata, secondo gli investigatori, del reclutamento dei malati.