L’Annunciazione, evento con cui Maria entra silenziosamente nella storia dell’umanità

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Quando l’angelo Gabriele si presentò a Maria, si verificò qualcosa di straordinario, irripetibile e meravigliosamente d’infinito. Il Vangelo di Luca ce lo racconta in maniera lucida e trasparente: si nota lo stupore e l’incredulità della fanciulla, un’incredulità che si trasforma subito in accettazione, tale da farla diventare la Donna de sì!

Come ci ha lasciato la semplice Madre Teresa di Calcutta (1910-1997) nei suoi scritti e nei suoi pensieri, una vera fonte a cui attingere a proposito della Madonna ricorda che: “…era piena di Dio, perché viveva soltanto di Dio, eppure si considerava soltanto la sera del Signore…”. A queste parole si devono aggiungere quelle di Papa Benedetto XVI (2005-2013). “…Maria ha in certo senso messo da parte quanto in lei era personale per essere unicamente a disposizione del Figlio; ed è in questo soltanto che Maria ha realizzato la sua personalità…”.

Ecco, che così traspare in maniera naturale la disponibilità al servizio da parte di Maria, che accetta senza riserve il suo ruolo e il difficile compito da svolgere e portare a termine durante tutta la sua esistenza.

Per fare tutto ciò occorre solo una fede profonda per accettare immediatamente le parole dell’angelo; infatti ci rafforza questa convinzione il presbitero belga, propagatore tra l’altro della devozione all’Eucarestia e morto a soli 34 anni, Edward Poppe (1890-1924) e proclamato beato nel 1999, che nella nostra vita: “Bisogna arrivare a credere, come ha creduto la Madonna, per amare come lei”.

L’evento dell’Annunciazione, rivela la sublimità della creatura umana, nel suo nascere, nella sua esistenza, nella sua crescita. E così tutta l’umiltà di Maria, si manifesta in maniera naturale, con il mettersi al servizio di Dio, per diventare così la “serva” silenziosa, che da quel momento ascolterà la voce di Dio, a cui obbedirà senza remore.

Di lei la scrittrice Catherine Doherty, di origine russa nata infatti, a Ninznij Novgorod nel 1896, e poi trasferita in Canada dove è morta nel 1985, nelle sue opere affermerà che: “…Maria era il silenzio, la calma il raccoglimento stesso. Non parlava molto perché era anche, per eccellenza, colei che ascolta, ed è per questo che poteva conservare tante sue parole nel cuore…”

L’arrivo dell’angelo è la volontà suprema di Dio: lanciare un messaggio non solo al popolo d’Israele ma a tutta l’umanità. Maria rappresenta la perfezione di Dio, nel donare all’essere umano una madre che sappia accogliere tutti.

Il filosofo, scrittore e drammaturgo francese Jean Paul Sartre (1905-1980) famoso rappresentante dell’esistenzialismo, e dichiaratosi convintamente ateo, ci dà un quadro materno della Vergine, con queste parole: “…Nessuna donna ha avuto dalla sorte il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolo che si può prendere nelle braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che può toccare e che vive… – e il filosofo aggiunge – …. Ed è in quei momenti che dipingerei Maria, se fossi pittore e cercherei di rendere l’espressione di tenera audacia e di timidezza con cui protende il dito per toccare la dolce piccola pelle di questo bambino-Dio, di cui si sente sulle ginocchia il peso tiepido e che le sorride.

Con l’Annunciazione, Maria di Nazareth, entra in maniera silenziosa nella storia dell’umanità, nella nostra storia, è lei con umiltà e semplicità che ci porta a Gesù, è ancora lei che appare per farci riscoprire l’amore che suo Figlio ha per noi, e lo fa come: “… Vergine Madre, figlia del tuo Figlio…”.

Ecco, che allora il suo sì incondizionato all’angelo è un sì d’amore e di fiducia verso l’Altissimo che lei loderà nello stupendo canto del Magnificat. Nel 1972 il Messale di Paolo VI, nomina la festa come “Annunciazione del Signore”, e nell’enciclica “Marialis cultus” del 1974 lo stesso pontefice la interpreta come “festività di Cristo e insieme alla Vergine”.