Usa, cyberattacchi in serie contro Teheran

L'attacco non l'ha annullato ma solo rinviato: Trump è chiaro su questo punto ma quello che non è chiaro è su quale fronte fosse indirizzata la presunta offensiva pianificata contro l'Iran. Al momento la situazione è piuttosto ambigua, considerando che su Teheran non è stato effettuato alcun bombardamento ma, nel rispetto di una strategia che mira a tutt'altro che a spegnere la tensione, un vero e proprio attacco informatico, un cyberattacco per usare il linguaggio corrente. Nel mirino finisce l'intelligence iraniana, un gruppo in particolare, ritenuto responsabile (dagli omologhi americani) dell'attacco alle due petroliere nel Mare di Oman, miccia ancora accesa fra i due Paesi che, su quanto accaduto nello Stretto di Hormuz, hanno basato le loro recenti accuse reciproche, dai video del presunto attacco alle navi diffuso dagli States alla notizia del drone americano abbattuto dalla contraerea di Teheran.

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L'attacco

L'offensiva dello Us Cyber Command, pare sia stata eseguita più o meno in contemporanea allo stop provvisorio ai raid aerei deciso da Trump contro le batterie missilistiche iraniane. Secondo quanto riferito, a rimetterci sarebbero stati proprio i sistemi informatici di controllo dei lanciarazzi, finiti in til anche se, al momento, non è chiara la reale portata del danno. Tornando alle parole di Trump, dunque, in realtà un colpo all'arsenale iraniano è stato assestato, anche se per altre vie. Le versioni, a ora, differiscono a seconda delle informazioni recepite, laddove a parlarne sono soprattutto i media americani: per il Washington post, ad esempio, si parla di una rappresaglia autorizzata segretamente dalla Casa Bianca in risposta all'abbattimento del drone; secondo Yahoo, invece, nel mirino dell'Intelligence sarebbero finiti anche i sistemi di rilevamento delle navi nello Stretto di Hormuz, il teatro degli incidenti alle petroliere e lo spazio interdetto da numerosi colossi dell'aviazione civile.

L'Iran avverte

Nel frattempo, in Iran non restano a guardare: durante una seduta del Parlamento, i deputati hanno intonato in lingua farsi la frase “Morte all'America”, con il vicepresidente Masoud Pezeshkian a definirla “il vero terrorista che diffonde il caos, fornisce armi avanzate ai gruppi terroristici, e ancora dice 'venite, negoziamo'”. Un pensiero sposato da tutta la plenaria e che conferma, ancora una volta, il momento di forte escalation a tutti i livelli fra i due Paesi ma anche l'imprevedibilità della deriva presa dal continuo botta e risposta fra Washington e Teheran, con un buon numero di attori costretti ad assistere in attesa di capire in quale direzione si procederà definitivamente.