“Custodire la memoria e coltivare la speranza”, l’augurio del Papa per la Chiesa Greco-Cattolica

“Custodire la memoria e coltivare la speranza”. E’ l’augurio di Papa Francesco rivolto ai membri del Pontifico Collegio Pio Romeno, ricevuto in Udienza, presso la Sala del Concistoro, in Vaticano, questa mattina. L’incontro nasce in occasione dell’ottantesimo anniversario della fondazione del Collegio; un momento particolare, dunque, dice il Papa, “per essere grati a Dio e a tutti coloro che negli anni si sono spesi” affinché la struttura contribuisca, con fede, alla formazione dei futuri Pastori”. Il Pontefice, inoltre, non ha mancato di abbracciare l’intera comunità cristiana orientale, per i quali invoca il “dono pasquale” della pace.

Custodire la memoria

Ricordando il momento storico in cui è sorto l’Istituto, che ha risentito anche “delle tragiche vicende legate alla persecuzione ateista, per poi assistere a una bella rinascita e aprirsi negli ultimi anni a nuove sfide”, il Pontefice fa notare come questa storia, “fatta di grandi testimoni della fede e di momenti di prova, di inverni rigidi e di primavere fiorenti”, è un segno d’appartenenza che contraddistingue il Collegio. “È bene custodirla – aggiunge -, non per rimanere ancorati al passato, ma per vivere le vicende che ogni epoca presenta con il sostegno di una memoria evangelica viva, che abbraccia una storia più grande di noi e rimane sempre aperta all’azione dello Spirito”. E questo si fa attraverso “la preghiera e lo studio intenso, di quanto il Signore ha operato nel suo Popolo”: per gli studenti, prosegue, questa “è una bella opportunità dove potete respirare l’universalità della Chiesa”.

“No” ad una vita normale

Mantenendo viva “la vostra memoria ecclesiale, sarete aiutati a vincere una tentazione pericolosa che potrà presentarsi: quella di adagiarsi nella mediocrità”, di accontentarsi, cioè, “di una vita ‘normale’ dove tutto va avanti senza slancio e senza ardore, e dove prima o poi si finisce per diventare custodi gelosi del proprio tempo, delle proprie sicurezze, del proprio benessere”. Al contrario, esorta il Papa, “stimolati dagli esempi dei vostri grandi testimoni nella fede, aspirate a un ministero infuocato di Vangelo, che abbia il sapore forte e genuino del dono”. Infatti, “un Pastore, non può permettersi di scendere a patti con una vita mediocre o di adattarsi alle situazioni senza rischiare nulla”, evidenzia Bergoglio. Il Pio Romeno, allora, “sia sempre più una ‘palestra’ dove allenarsi a donare la vita con disponibilità”. Ma non sono da sottovalutare gli studi, veri “strumenti di servizio per la Chiesa, che impreziosiscano anche la ricca tradizione culturale del vostro caro Paese”. “Custodire la memoria – spiega il Papa – non è semplicemente ricordare il passato, ma porre le basi per il futuro, per un avvenire di speranza. Se non si custodisce la memoria finiremo nella mediocrità del clericalismo”.

Coltivare la speranza

Il secondo augurio è quello di “coltivare la speranza”. Secondo il Santo Padre, infatti, al giorno d’oggi “c’è tanto bisogno di alimentare la speranza cristiana, quella che dona uno sguardo nuovo, capace di scoprire e vedere il bene, anche quando è oscurato dal male”. Francesco cita l’esempio dei brani tratti dal libro degli Atti degli Apostoli, che la liturgia pasquale propone in questi giorni. In quelle pagine viene mostrato “come la Chiesa, che vive con la fiducia nel Risorto e persevera nella preghiera, nella comunione e nella carità, non perde mai di vista questa speranza e la dona al mondo, persino quando è senza mezzi, incompresa e osteggiata”. “La vostra casa sia un cenacolo dove lo Spirito plasmi missionari di speranza”, prosegue Bergoglio, augurando a ciascuno di essere “portatori contagiosi della presenza del Risorto, coraggiosi nella creatività e mai scoraggiati davanti ai problemi e alle carenze di mezzi”. Non manca poi l’augurio ad essere promotori del “cammino della concordia e dell’unità tra tutti i Cristiani”.

Pace per i cristiani d’Oriente

Il pensiero di Papa Francesco, infine, raggiunge le comunità cristiane d’Oriente: “Penso alla situazione nella quale si trovano tanti fedeli delle vostre terre, tante famiglie che sono obbligate ad abbandonare la propria casa di fronte all’abbattersi di ondate di violenza e di sofferenza. Questi nostri fratelli e sorelle desidero abbracciare in modo speciale, insieme ai loro Patriarchi e Vescovi. Con loro invoco il dono pasquale della pace: Gesù, rifugio che incoraggia e consola, ‘speranza di chi è privo di speranza’, ispiri i cuori e le menti perché finalmente si aprano vie di riconciliazione e di bene”.