La vera pace nasce dal cuore

Pace
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“La pace non è l’assenza di guerra, è una virtù, uno stato mentale, una disposizione alla benevolenza, confidenza, giustizia”, insegnava quattro secoli fa il filosofo Spinoza. Purtroppo il 2023 si è chiuso come si era aperto. Il malefico vento bellico sparge la “globalizzazione dell’indifferenza” in ogni angolo del pianeta e il terzo conflitto mondiale “a pezzi” si è esteso dall’Ucraina alla Terra Santa. Il Nuovo Anno inizia nel segno della Giornata mondiale della pace: unica speranza per ogni persona e per tutte le nazioni della terra.

Non c’è pacificazione, infatti, che non parta del cuore. La pace va cercata prima dentro noi stessi, solo così possiamo aspirare a condividerla con gli altri: tra le mura domestiche, nei luoghi di lavoro, in comunità. Un’aspirazione profonda, avvertita da tutti i popoli, soprattutto da quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Dal Corno d’Africa a Gaza, dall’Europa orientale alle persecuzioni in Asia la missione di pace alimentata ovunque da Francesco è incessante e capillare. L’alternativa alla mobilitazione “no war” è una tragica escalation di odio e violenza mentre il mondo vive in una situazione di estremo pericolo.

L’umanità sembra aver perso cultura e certezze tentando di regolare tutto attraverso il denaro e il potere, di ripristinare la guerra come unico moto regolatore di ogni controversia, di smorzare la fede negandola. “La pace non può essere mantenuta con la forza, può essere solo raggiunta con la comprensione”, avvertiva lo scienziato Albert Einstein. Jorge Mario Bergoglio testimonia che il passo verso il baratro è breve. Il 2024 comincia con l’invocazione papale di pace nella consapevolezza che l’unica riserva è Dio, solamente Dio. Da qui l’appello a continuare a percorrere la via del Vangelo.

Secondo molti analisti il pontificato di Francesco, più che profetico nel senso dell’invettiva a cui associamo di solito i grandi profeti, è un pontificato messianico, nel senso proprio di Gesù: “Vi hanno detto, ma io vi dico…”. Ogni giorno, la mattina presto, il Papa prega e legge la Bibbia: le sue parole vengono dall’esperienza della sua vita. Nell’animo porta i 300 milioni di migranti: uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace. Per accoglierli serve un impegno concreto in una catena di aiuti e benevolenza.

Tutti noi siamo figli e nipoti di un’interminabile e orrenda sequela di guerre, conflitti, genocidi, pulizie etniche. Il Magistero propone un mondo in pace che renda il futuro una famiglia di tutti e la terra una reale “casa comune”. Un proverbio degli Indiani nativi d’America tramanda che la pace non è solo il contrario della guerra, non è solo lo spazio temporale tra due guerre. Pace è di più. È la Legge della vita. È quando noi agiamo in modo giusto e quando tra ogni singolo essere regna la giustizia. Sono trascorsi quattro decenni ma l’icona più significativa del sogno ecumenico e di incontro con le religioni mondiali resta il meeting di Assisi.

Il dialogo è il punto fermo e si realizza attraverso il confronto fraterno nel rispetto delle differenze e nella tensione comune verso la pace attraverso la preghiera. Non si può promuovere pacificazione senza un animo misericordioso. Sulle orme dei suoi predecessori, dunque, Francesco definisce la misericordia come “l’architrave della Chiesa” nella bolla Misericordiae Vultus. Echi roncalliani.

Giovanni XXIII, infatti, in un discorso ai pellegrini, convenuti a Roma per la Cattedra di Pietro scriveva: “Il mondo ancora e sempre si regge perché la voce e il sangue di Cristo gridano pietà e misericordia”. Un concetto poi ribadito anche nel radiomessaggio al clero e ai fedeli: “È la misericordia di Dio che ci ha affidato le gioie e le prove degli uomini. Per essere saldi nel Signore e nella morale è necessaria la pratica generosa dei dieci comandamenti, dei precetti della Chiesa e delle quattordici opere di misericordia”.

Solo così è possibile resistere alle seduzioni che qua a là fanno sentire la loro voce di sirene ingannatrici. La pace nasce dalla misericordia: non può essere solo una mera idea ma necessita delle opere. La luce della Chiesa è faro fermo e visibile, ma anche fiaccola che accompagna gli uomini nel loro cammino, senza accecarli. Il faro è sulla roccia, la fiaccola no. A tenere unito l’impegno di pace dei credenti è proprio una “demilitarizzazione interiore”. Una madre è tale per sempre. E la Chiesa è Madre. Francesco ripete che la sua certezza è la presenza di Dio in ogni persona e ciascun uomo e donna trova in lui la guida spirituale che indica dove cercarlo: “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”.