“Indovina chi viene a cena!”: l’iniziativa delle Acli per una cultura dell’incontro

L’intervista di Interris.it a Paola Villa, consigliere di Presidenza con delega allo Sviluppo associativo e all’animazione territoriale delle Acli

Davanti a una tavola imbandita, o di fronte a una semplice tazzina di caffè, prende vita la cultura dell’incontro per superare quella dell’indifferenza che porta a erigere muri, invece che costruire ponti. Ovviamente non si parla di sontuosi banchetti, ma di quella convivialità che riunisce e unisce persone diverse che si scambiano punti di vista ed esperienze, offrono ascolto, attenzione, accoglienza e possono quanto meno provare a mettersi nei panni altrui. “Indovina chi viene a cena! Contro l’economia dei muri”  è l’iniziativa delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli) che fino al 16 aprile invita agli oltre duemila circoli, tra l’Italia e l’estero, a organizzare momenti di relazione aperti ai fragili, ai vulnerabili, a chi si trova ai margini della società, così come agli operatori e ai volontari di tante realtà.

Costruzione collettiva di comunità

“I nostri spazi, i circoli tradizionali con la mescita così come quelli più culturali, sono punti di incontro in cui si sta insieme fisicamente ed è dai contesti di convivialità e di passione civile che si comincia a costruire una comunità in maniera collettiva”, spiega a Interris.it Paola Villa, consigliere di Presidenza con delega allo Sviluppo associativo e all’animazione territoriale delle Acli, “perché se facciamo incontrare le persone, queste poi sono portate a capire il punto di vista dell’altro e costruire ponti tra di loro”. “C’è necessità di ricostruire contesti di riconoscimento reciproco e riflettere insieme a fondo sulla fatica del comprendersi e del comprendere quello che avviene al di fuori di noi”, aggiunge.

Periferie esistenziali

Un pilastro della cultura dell’incontro è l’ascolto e uno degli obiettivi dell’iniziativa delle Acli è far sì che la comunità ascolti chi la testimonianza di chi proviene – o ancora abita – quelle che papa Francesco chiama le “periferie esistenziali”. Ma presti anche attenzione all’esperienza di quei soggetti che operano per l’accoglienza e l’inclusione dell’altro, così da poter progettare nuovi modi per rispondere alle richieste di bisogno.  “Per ‘periferia esistenziale’ noi intendiamo quel luogo dove la persona non si sente a proprio a proprio, non si sente a casa propria”, continua Villa, “penso a tante situazioni, come le esperienze di detenzione, le persone con disabilità che vivono in comunità che non le includono e non valorizzano i loro talenti, la solitudine di chi fugge da guerre o altri contesti difficili e non si sente accolto”. Ma la collettività non deve lasciare soli neppure gli operatori. “Queste figure sono in un ‘osservatorio privilegiato’ per guardare ed ascoltare e queste sono attività essenziali per comprendere e agire di conseguenza. La loro testimonianza è importante e il loro valore va trasmesso alla comunità”, afferma la consigliera delle Acli. “Chi accoglie, chi fa attività di front office, si prendei un carico molto grande e a volte può pensare di non riuscire a fare abbastanza, per cui è importante che la comunità sia capace di ascoltare le domande di chi viene dalle ‘periferie esistenziali’ per poter far fronte a un certo bisogno, senza lasciare solo l’operatore”, spiega.

La creatività

Ogni circolo, associazione e gruppo territoriale delle Acli che vorrà aderire a “Indovina chi viene a cena!” potrà poi decidere liberamente come organizzare l’evento, tenendo a mente i tre elementi immancabili dell’iniziativa: cibo, incontro, passione civile. “Ci sono tanti modi diversi di organizzare momenti di incontro, la creatività è un asse portante del dialogo e per l’immedesimazione nell’altro da sé”, conclude Villa.