Sanremo, nella serata delle cover trionfa l'amarcord

La parola d'ordine, stasera, è non farla troppo lunga. Amadeus deve concentrare in una sola serata 24 cantanti e uno show che deve comprendere anche l'ospitata di Roberto Benigni, sul palco dell'Ariston a nove anni di distanza dall'ultima volta. E anche di Mika, che inizia poco dopo la mezzanotte. Impresa obiettivamente non facile ma il padrone di casa, per una sera senza Fiorello, prova a portare a termine avviando subito la gara, non prima di aver dedicato uno spazio al ricordo delle due vittime dell'incidente ferroviario di Lodi e inscenato una gag ricorrente della serata con Georgina Rodriguez, compagna del fuoriclasse Cristiano Ronaldo (seduto in prima fila) e spalla di Amadeus per la serata delle cover assieme alla presentatrice albanese Alketa Vejsiu. Aprono Zarrillo e Fausto Leali, con una splendida riedizione di Deborah, lasciando poi il posto in serie a Junior Cally e i Viito (Vado al massimo), Marco Masini e Arisa (Vacanze romane), Riki con Ana Mena (L'edera) e gli elegantissimi Raphael Gualazzi e Simona Molinari con la loro E se domani. Tanta arte tutta insieme quando salgono sul palco, fianco a fianco, sette donne, che danno appuntamento a Campovolo per un concerto per raccogliere fondi per i centri anti violenza. Alessandra Amoroso, Giorgia, Fiorella Mannoia, Laura Pausini, Gianna Nannini, Elisa ed Emma lo annunciano dall'Ariston, filo diretto con la piana di Reggio Emilia dove il 19 settembre sarà musica, spettacolo e riflessione. Perché “quando una donna lotta – dice Pausini – lo fa per tutte le altre donne, perché mai più una donna debba subire delle violenze”.

L'ora di Benigni

Benigni arriva verso le 23, attesissimo all'Ariston come lo fu nel 2011, accompagnato da una parata con tanto di fanfare e banda, fra gli applausi e gli scatti del pubblico disposto ordinatamente a destra e sinistra del red carpet. Tanto per rendere l'idea delle aspettative, dopo il clamoroso successo dell'esegesi del Canto degli italiani in occasione del 150esimo dell'Unità d'Italia e per la caratura di un personaggio che, battute a parte, è pur sempre un Premio Oscar e uno dei più importanti uomini di cultura del nostro Paese. Qualche battuta di repertorio, con la politica italiana nel mirino (Salvini in particolare, quando si riferisce al citofono come nuovo sistema di voto) e la rievocazione del Sanremo da lui condotto nel 1980, il trentesimo, quarant'anni fa, somma di decenni che porta la kermesse a quota 100, pronta per la pensione. Stavolta non fa un'esegesi Benigni, propone al pubblico dell'Ariston il tema dell'amore parlando “della più bella canzone mai scritta nella storia dell'umanità”, il Cantico dei cantici, riletto, analizzato in modo forse poco immediato. Di sicuro inaspettato: “Il Cantico esalta l'amore fisico. E' la vetta della poesia di tutti i i tempi – ha detto Benigni -. Come fosse la Cappella Sistina. Un famoso rabbino disse: 'Tutto il mondo e tutta la storia non valgono il giorno in cui il Cantico è stato donato all'umanità'”. Un preambolo che precede la lettura, emozionale come da Benigni, ma il “suo” Cantico arriva meno della sua apprezzata analisi del nostro inno nazionale, con lo stesso pubblico dell'Ariston che applaude ma che non sembra riservare la standing ovation che fu nel 2011.

Emozioni e amarcord

L'ovazione il pubblico se l'era già riservata, applaudendo con convinzione la performance di Alberto Urso e Ornella Vanoni, con la loro cover de La voce del silenzio, bella interpretazione soprattutto per l'eleganza della cantante, così come di forte impatto è l'esibizione di Anastasio con la Pfm, che portano una versione innovativa a 360 gradi di un classico come Spalle al muro di Renato Zero. Una cover non cover che tocca vertici altissimi di musica. Altrettanto bella la performance di Rancore con Dardust e La rappresentante di lista, che riadattano in chiave rap Luce di Elisa. I Pinguini Tattici Nuclerai piazzano un fantastico medley con settant'anni di successi in qualche minuto, mentre Nigiotti e Cristicchi emozionano riportando sul palco di Sanremo Ti regalerò una rosa dopo 13 anni. Decisamente impegnativa La nevicata del '56, portata da Giordana Angi con Solis String Quartet, con il picco della serata che viene raggiunto da Tosca e Silvia Perez Cruz e la loro rilettura di Piazza Grande che si aggiudica la prima posizione finale. C'è da dire che le esibizioni, vuoi per caratura dei testi o maggiore scioltezza degli interpreti dopo due serate, sono state tutte belle (chi più chi meno): Le Vibrazioni con Canova (Un'emozione da poco), Diodato con Nina Zilli (24mila baci), Rita Pavone con Amedeo Minghi (1950), Achille Lauro (versione David Bowie) con Annalisa (Gli uomini non cambiano), Bugo e Morgan (Canzone per te), Irene Grandi con Bobo Rondelli (La musica è finita), Piero Pelù (Cuore matto in “duetto” con Little Tony), Paolo Jannacci con Mandelli e Moretto (Se me lo dicevi prima), Elettra Lamborghini con Myss Keta (Non succederà più) e Francesco Gabbani, che canta L'italiano in tuta spaziale. Chiusura geniale di una serata lunga ma piena di amarcord.