Pentito il boss della ‘Ndrangheta Grande Aracri: tremano affiliati e politici

Nicolino Grande Aracri è a capo di una delle cosche di 'ndrangheta più potenti della Calabria: con base a Cutro, ha ramificazioni in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto

Il super boss della ‘Ndrangheta calabrese, Nicolino Grande Aracri, ha iniziato a collaborare con la giustizia. La notizia, riportata dal Quotidiano del Sud, è stata confermata all’Ansa da fonti della Dda. Il boss è a capo di una delle cosche di ‘ndrangheta più potenti della Calabria: con base a Cutro, nel crotonese, ha ramificazioni in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.

Il boss di Cutro: Nicolino Grande Aracri

Nicolino Grande Aracri, boss indiscusso della ‘ndrangheta crotonese e capo della Provincia criminale di Crotone, avrebbe iniziato a collaborare con i magistrati della Dda di Catanzaro da circa un mese. Condannato a vari ergastoli, era detenuto nel carcere milanese di Opera quando ha chiesto di incontrare i magistrati della Dda catanzarese guidati da Nicola Gratteri.

Ai pm il boss avrebbe già reso le prime dichiarazioni, probabilmente quelle previste ad inizio collaborazione. Il boss è stato condannato all’ergastolo per alcuni omicidi, ma oltre al lato violento, il lavoro che ha sempre cercato di portare avanti è stato quello di avvicinare e legare a se quelli che definitiva “i cristiani buoni”, vale a dire colletti bianchi, professionisti, imprenditori, meglio se con addentellati nella massoneria.

Il processo Aemilia

In passato aveva anche cercato di coinvolgere altri boss calabresi nel tentativo di abbandonare la dipendenza dal crimine di Reggio Calabria e formare una Provincia autonoma con base a Cutro. Le ramificazioni della cosca, si estendevano un po’ in tutta Italia ma soprattutto in Emilia Romagna dove si è celebrato uno dei più grandi processi contro la ‘Ndrangheta nel nord Italia, Aemilia.

Il 28 gennaio 2015 si conclude l’operazione Aemilia con l’arresto di 160 persone in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria e Sicilia delle procure di Bologna, Catanzaro e Brescia tra cui affiliati dei Grande Aracri e il presunto capo di Reggio Emilia Nicolino Sarcone, il capogruppo di Fi di Reggio Emilia, Giuseppe Pagliani. Le persone sono state accusate di: associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Bernini (Fi): “Ora luce sui rapporti coi politici”

“Apprendo con piacere dalla stampa la notizia del pentimento del boss Nicola Grande Aracri, la cui influenza ha determinato per troppo tempo le sorti del territorio emiliano infiltrandosi nel tessuto istituzionale e politico”. Lo dice Giovanni Paolo Bernini, esponente di Forza Italia.

Bernini venne accusato nel processo di ‘Ndrangheta “Aemilia” di concorso esterno in associazione mafiosa e poi di voto di scambio politico-mafioso. E’ poi stato prosciolto in via definitiva.

Giovanni Paolo Bernini di Forza Italia

“È ora – aggiunge Bernini – che si faccia luce sulle strumentalizzazioni politico giudiziarie – aggiunge Bernini – e spero che la verità sui rapporti di potere politico amministrativo di quel processo vengano rivisitati alla luce delle dichiarazioni che mi auguro vengano rilasciate dal pentito affinché possano venire a galla le vere responsabilità politiche a Reggio Emilia ed in Emilia Romagna nel favorire il radicamento della cosca”.