Il Consiglio di sicurezza Onu: “fermare gli atti barbarici dell’Isis”

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato “con forza i barbarici atti di terrorismo dell’Isis”, che includono i rapimenti, uccisioni e “la deliberata distr uzione di insostituibili manufatti religiosi e culturali del Museo di Mosul”. Recentemente, infatti, era apparso sull’account Twitter del Califfato un video che mostrava i jihadisti intenti a distruggere a colpi di martello le antiche statue e i basso rilievi presenti nel museo. Inoltre i membri del gruppo terroristico avevano bruciato migliaia di libri e manoscritti rari della biblioteca di Mosul.

È stato l’Unesco a chiedere una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per la protezione delle tradizioni culturali dell’Iraq. La direttrice dell’agenzia Irina Bokova ha dichiarato che si tratta “molto più di una tragedia per la cultura, è un problema di sicurezza dal momento che alimenta violenza settaria, estremismo e conflitti”. Inoltre la Bakova ha dichiarato di aver investito il Consiglio di sicurezza invocando la risoluzione 2199 sui finanziamenti illeciti all’Isis approvata recentemente dai quindici.

Alcuni dei pezzi distrutti nel filmato dell’Isis sarebbero provenienti da siti patrimonio dell’Unesco come Hatra e artefatti degli scavi di Ninive. Un video che sicuramente non fa pari con quello dei cristiani copti decapitati sulle spiagge della Libia, o del pilota giordano rinchiuso in una gabbia e poi bruciato vivo o quello dei giornalisti che sono stati decapitati dai “tagliagole” dell’Isis. Una vera e propria campagna contro i tesori dell’antichità, che fonda le sue radici nella dottrina fondamentalista sunnita che vieta qualsiasi riproduzione di esseri umani o animali.

“Queste rovine dietro di me, sono quelle di idoli e statue che le popolazioni del passato usavano per un culto diverso da Allah. Il Profeta ci ha ordinato di distruggere gli idoli – si ascolta nel video – Quando Dio ci ordina di rimuoverli e distruggerli, per noi diventa semplice e non ci interessa che il loro valore”. Una dichiarazione che serve a giustificare le loro azioni, ma non tutte le opere sono state danneggiate: infatti quelle di maggior valore verranno usate, come ha già fatto anche al Qaida saccheggiando importanti siti in Iraq e in Siria, per aumentare le entrate nelle casse del Califfato.