Arabia Saudita: 14 attivisti sciiti condannati a morte per terrorismo

Quattordici giovani attivisti sciiti della provincia orientale di Qatif sono stati condannati a morte dalla Corte suprema dell’Arabia Saudita. Lo riferisce l’emittente iraniana PressTv.

Il processo sarebbe avvenuto nella sezione speciale della Corte che si occupa di casi legati al terrorismo e che, secondo gli oppositori, è uno strumento del ministero dell’Interno saudita per reprimere gli attivisti anti-regime.

Secondo alcuni dei difensori, citati dalla tv, i giovani sciiti sarebbero stati sottoposti a tortura fisica e psicologica per ottenere confessioni. La sentenza è stata emessa in forza di una legge del 2014 che consente pene più severe per coloro che vengono riconosciuti colpevoli di terrorismo.

Si tratta di un testo legislativo sul quale sono state espresse perplessità dalle Nazioni Unite, tanto che il relatore speciale per i diritti dell’uomo e il terrorismo, Ben Emmerson, ha invitato l’Arabia Saudita a smettere di utilizzarla contro le persone che esercitano pacificamente i loro diritti alla libertà di espressione, associazione e assemblea.

Nella provincia di Qatif negli ultimi anni ci sono state numerose manifestazioni di protesta sciita contro il regime della famiglia Al Saud.

La condanna si inserisce nel contesto delle difficilissime relazioni diplomatiche tra Arabia (a maggioranza sunnita) e Iran (prevalentemente sciita). Oltre alla crisi dello Yemen vanno registrate le tensioni nel Bharein dove continuano le manifestazioni contro l’arresto dello sceicco Isa Qassim. A Teheran centinaia di persone sono scese in piazza a sostegno dei fratelli sciiti. La protesta è stata rivolta anche contro Riad e la famiglia regnante Al Saud, ritenuta protettrice del regime del Bahrein.

I dati sugli sciiti morti e arrestati in Bahrein sono stati forniti due giorni fa dallo stesso ministero dell’Interno di Manama, dopo che la polizia aveva aperto il fuoco sui manifestanti. L’episodio è avvenuto a Diraz, dove le forze speciali hanno anche attaccato la residenza di Qassim nella quale alcuni manifestanti si erano rifugiati.