Accadde oggi: i 100 anni di Alberto Sordi, il comico degli italiani

Da sempre legato alla madre e alla sua famiglia, non dimenticò mai le sue umili origini tanto da non fare un vanto neanche dei suoi guadagni

Nato il 15 giugno 1920, in via San Cosimato, zona Trastevere, a Roma, Alberto Sordi è stato un attore, comico, regista, sceneggiatore, cantante e doppiatore italiano. In quella zona visse per 20 anni e oggi davanti a dove una volta c’era il suo palazzo, è installata dal 2012 una targa per ricordare il luogo dov’è nato il popolare attore romano. Si è trasferito per qualche anno in una via del quartiere e poi, alla morte del papà, è andato a vivere dall’altra parte del Tevere, nel cuore del centro storico di Roma, davanti a Ponte Sisto e tra via dei Pettinari e via delle Zoccolette. Proprio quell’appartamento affacciava sul terrazzo di casa Verdone, con Carlo che da bambino si divertiva a lanciare sassolini sulle finestre della camera di Sordi per vedere dal vivo il volto del popolare attore di cui tanto si parlava. Sordi si è trasferito dopo qualche anno nella lussuosa villa che aveva acquistato nei dintorni delle Terme di Caracalla e dove è vissuto fino alla morte.

Alberto Sordi – Una vita difficile – Scena dell’esame e della resistenza

Il rapporto con la famiglia

La famiglia per l’attore è sempre stata importantissima: fondamentali sono stati i genitori Pietro – che non vedeva di buon occhio il desiderio del figlio di diventare attore, lui non lo vedrà mai arrivare al successo -, professore di musica e strumentista, titolare del basso tuba dell’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, e Maria Righetti, ma anche i fratelli, Savina, Giuseppe, Aurelia, e il terzogenito, anch’egli di nome Alberto, morto il 24 maggio 1916 dopo pochi giorni di vita. Alberto ha vissuto per loro, nel loro ricordo e  non ha fatto molte scelte proprio per amore della sua famiglia.

Alberto Sordi – E va’ e va’ (Sanremo 1981) – video editato da Le note del tempo

L’uomo e la religione

Inevitabilmente la religione entra nella vita di un italiano, anzi di un romano e Sordi era molto religioso, cosa tipica anche di chi ha bisogno di un santo a cui votarsi. L’attore sosteneva che era importante e bello credere e se lo si fa bisogna farlo senza ragionamenti. Fondamentale per la sua fede è stata l’educazione con cui è cresciuto, fin da piccolo i genitori gli avevano insegnato a camminare, parlare e pregare. Credeva in maniera totale, senza discutere, andava a messa, si confessava e lo ha fatto per tutta la vita.

Il volto delle mille espressioni

Tutti lo ricordano con il suo viso dalla mille interpretazioni. Nei suoi film è stato padre, marito, vedovo, seduttore, medico, soldato, insomma tutto, anche aspirante americano, riuscendo a rivoluzionare il cinema comico. Egli ha letteralmente gettato via le smorfie e i “balletti” di Totó e Charlie Chaplin, caratteristiche fondamentali della risata di quel tempo. Piuttosto si è servito dei “contesti” che creava. È stato il primo a capire che il pubblico ride delle altrui disgrazie. Ha quindi cominciato a rappresentare l’italiano medio con tutte le sue qualità, ma anche difficoltà, ingigantendo queste ultime e ponendo le basi della Commedia all’italiana. Alberto Sordi è diventato l’italiano medio per eccellenza.

La sua carriera

La sua carriera non si può dire che iniziò proprio col piede giusto. Fece la comparsa per 10 mila lire al giorno e fu licenziato dal set del film Scipione L’Africano. I suoi film non avevano mai successo. Assurdo pensare oggi che nessun regista voleva Alberto Sordi nei suoi film. Ma all’improvviso arriva la svolta. Il doppiaggio di Ollio. Negli anni ’30 spopolava Stanlio & Ollio. Fu proprio Albertone a sperimentare la pronuncia americaneggiante che sentiamo oggi. Da allora gli si apre la strada verso il successo.

Perché i suoi film continuano ad avere successo anche dopo 50 anni?

Perché ogni spettatore si rispecchia nel personaggio realista interpretato da Alberto Sordi. Egli è stato in grado di rappresentare tutte le possibili sfaccettature dell’italiano medio. Sicuramente, se oggi fosse ancora tra noi, avrebbe trovato la satira giusta per rappresentare l’Italia degli ultimi mesi. Ma non solo. Albertone è sempre stato un grande esibizionista, ha sempre saputo adattarsi ai molteplici contesti storici che ha vissuto, simpatizzando sempre con tutti. Grazie a tutto questo è diventato una vera icona del cinema, dell’Italia. Certamente, se fosse ancora vivo, oggi sarebbe anche la star del web e dei social.

La venerazione per la madre

Sordi subiva il fascino femminile, adorava le donne (ha avuto relazioni con Soraya, Katia Ricciarelli), ma non voleva impegnarsi fino in fondo, profondamente. Sosteneva infatti di dovere tutto alle donne, era sempre circondato da loro, le amava molto ma nessuna era riuscita a detronizzare la Donna per antonomasia, la madre, Maria Righetti, di cui l’attore aveva un ricordo “venerabile” e che per lui era come la Madonna, “senza peccato”. Si dice che nel momento in cui Sordi aveva manifestato il desiderio di andare via di casa la madre gli avesse detto: “ma ‘ndo vai?!” “Non mi sposo perché non mi piace avere della gente estranea in casa” diceva sempre. Una volta fu vicino al matrimonio con Uta Franzmeyer, una signora austriaca, ma nulla da fare. Non andò meglio con Andreina Pagnani, un’attrice straordinaria, bellissima e indipendente, una donna di 14 anni in più, il modello di donna più amato dall’attore, a cui Sordi fu legato sentimentalmente per nove anni: lui infatti le chiese la mano, invano. La storia finì quando le scoprì di essere stata tradita da lui. Dunque l’attore fu marito solo per esigenze di copione e tutte le volte fu coniuge sbagliato, traditore, egoista, in balia delle sue donne, completamente incapace di coprire il suo ruolo. Non solo le donne, ma anche i figli mancarono nella sua vita e questo fu uno dei suoi più grandi rimpianti, anche se era cosciente che per i suoi tanti impegni professionali non avrebbe potuto occuparsene come avrebbe dovuto.

La morte

Il 24 febbraio 2003 dopo una lunga malattia che lo ha visto soffrire per un tumore ai polmoni, muore nella sua lussuosa casa nei pressi delle Terme di Caracalla, all’età di 82 anni. Il corpo fu imbalsamato e portato nella sala delle armi del Campidoglio, dove per due giorni ha ricevuto l’omaggio ininterrotto della gente che lo ha amato. Il 27 febbraio 2003 si sono svolti i funerali solenni nella Basilica di San Giovanni in Laterano alla presenza di oltre 250.000 persone.