L’essenza più profonda della legge e dei comandamenti

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Sembra strano collegare l’amore coi comandamenti. Chi ama non pensa alla legge, alle regole. Sa cosa deve fare. Come scriveva Sant’Agostino: “Ama e fai ciò che vuoi“. Intanto, il Signore Gesù lega l’amore addirittura all’osservanza dei comandamenti, che a sua volta diventa condizione per la “ricompensa” della venuta dello Spirito Santo. E questo è un altro paradosso: in fondo, come dirà poi San Paolo, l’amore è il frutto dello Spirito – ma  in seguito esplicitamente oppone l’amore alla legge: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge” (Ga 5, 22-23).

Qual è dunque l’ordine nel rapporto tra l’amore, i comandamenti (cioè la legge) e lo Spirito Santo? La prospettiva di questa relazione è chiara e viene delineata da Gesù nelle seguenti parole della pericope evangelica di oggi: si tratta della sua presenza, della sua relazione continua con i suoi discepoli – della relazione che offre un senso di sicurezza e di pace. È la sensazione che si prova quando si sta con una persona vicina, amata, l’unica, quando tutto si unisce armoniosamente e si intreccia. Allora non si pensa a quello che si deve fare. È il cuore che comanda. Tutto ha senso e si trova al suo posto. Quando, invece, manca la persona amata che dà senso alla nostra vita quotidiana, tutto va in rovina. Ci sentiamo orfani. Il Signore Gesù lo sa e se ne ricorda. Ecco perché torna a parlare direttamente di sé, della sua presenza: “Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”.

In seguito lui parla della visione, della vita ma anche della relazione della Sua relazione col Padre. Essa, infatti, è la garante di tutte le presenze durature, incluse quelle sulla terra. Ed è qui che il ruolo dei comandamenti ritorna e si chiarisce. Perché sono così importanti? Vincolano la volontà, sono l’espressione della sua azione. Ci permettono di elevarci al di sopra dei semplici sentimenti, anche quelli più belli, ma anche quelli più difficili. Sono questi ultimi ad essere figli dell’assenza di una persona cara. L’amore ha bisogno di gesti chiari e concreti, di un’azione chiara e tangibile della volontà che va oltre i momenti difficili e le emozioni brutte. È qui che i comandamenti sono utili. Permettono all’amore di elevarsi al di sopra della semplice emozione, restituiscono un senso di presenza. Si radicano nell’essere immutabile del Padre, fonte inesauribile della presenza concreta e di tutto il bene che ne deriva.

Amare significa compiere gesti concreti di bontà, seguire la legge della vita, proteggere, salvare gli altri – soprattutto i deboli: questa è l’essenza più profonda della legge e dei comandamenti. “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. L’amore genera amore, crea legami che possono solo intensificare il senso di presenza – manifestando la persona ancora e ancora. Questo è il vero volto dell’amore: proteggere, salvare gli altri – soprattutto i deboli – questa è l’essenza più profonda della legge e dei comandamenti, l’essenza della vita – proprio l’azione dello Spirito che trasforma la materia unicamente umana.