Papa: “Ancora non sto bene”. Annullato il viaggio a Dubai

La catechesi dell’udienza di oggi - letta da mons. Filippo Ciampanelli poiché il Papa non sta ancora bene - è incentrato sul racconto della torre di Babele

Foto: Vatican News

La catechesi dell’udienza di oggi è stata letta da mons. Filippo Ciampanelli, della Segreteria di Stato, poiché Papa Francesco non sta ancora bene. Il tema prende spunto dal racconto della città di Babele e della sua torre. Il Pontefice per motivi di salute ha annullato il suo viaggio a Dubai.

Papa Francesco: udienza, “ancora non sto bene”

“Cari fratelli e sorelle, continuiamo con queste, ma siccome io ancora non sto bene con questa ‘gripe’ (influenza in spagnolo, ndr) e la voce non va tanto, sarà mons. Ciampanelli a leggere le cose”. Così il Papa ha cominciato, a braccio, la catechesi dell’udienza di oggi in Aula Paolo VI, lasciando poi la parola per la lettura a mons. Filippo Ciampanelli, della Segreteria di Stato.

No a “pensiero unico, nazionalismi, omologazione”

“Ci troviamo nella prima civiltà della storia che globalmente prova a organizzare una società umana senza la presenza di Dio, concentrandosi in enormi città che restano orizzontali anche se hanno grattacieli vertiginosi”. È l’analisi del Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, letta da mons. Filippo Ciampanelli, della Segreteria di Stato. Francesco, nel testo, cita il racconto della città di Babele e della sua torre, in cui “si narra un progetto sociale che prevede di sacrificare ogni individualità all’efficienza della collettività”: “L’umanità parla una lingua sola – potremmo dire che ha un ‘pensiero unico’ –, è come avvolta in una specie di incantesimo generale che assorbe l’unicità di ciascuno in una bolla di uniformità”, spiega il Papa: “Allora Dio confonde le lingue, cioè ristabilisce le differenze, ricrea le condizioni perché possano svilupparsi delle unicità, rianima il molteplice dove l’ideologia vorrebbe imporre l’unico.

“E’ la prima civiltà della storia che pensa che Dio sia insignificante”

Il Signore distoglie l’umanità anche dal suo delirio di onnipotenza: ‘facciamoci un nome’, dicono esaltati gli abitanti di Babele (v. 4), che vogliono arrivare fino al cielo, mettersi al posto di Dio. Ma sono ambizioni pericolose, alienanti, distruttive, e il Signore, confondendo queste aspettative, protegge gli uomini, prevenendo un disastro annunciato. Sembra davvero attuale questo racconto”. “Anche oggi la coesione, anziché sulla fraternità e sulla pace, si fonda spesso sull’ambizione, sui nazionalismi, sull’omologazione, su strutture tecnico-economiche che inculcano la persuasione che Dio sia insignificante e inutile: non tanto perché si ricerca un di più di sapere, ma soprattutto per un di più di potere”, il monito del Papa: “È una tentazione che pervade le grandi sfide della cultura odierna”.

Papa: “Non non ridurre la Chiesa a una setta”

“Non dobbiamo aver paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia”. A ribadirlo è il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi in Aula Paolo VI, letta da mons. Filippo Ciampanelli, della Segreteria di Stato. “Occorre stare nei crocevia dell’oggi”, l’invito di Francesco: “Uscire da essi significherebbe impoverire il Vangelo e ridurre la Chiesa a una setta. Frequentarli, invece, aiuta noi cristiani a comprendere in modo rinnovato le ragioni della nostra speranza, per estrarre e condividere dal tesoro della fede cose nuove e cose antiche”.

“Si può annunciare Gesù solo abitando la cultura del proprio tempo”

Per il Papa, “si può annunciare Gesù solo abitando la cultura del proprio tempo. Non serve contrapporre all’oggi visioni alternative provenienti dal passato. Nemmeno basta ribadire semplicemente delle convinzioni religiose acquisite che, per quanto vere, diventano astratte col passare del tempo”. “Una verità non diventa più credibile perché si alza la voce nel dirla, ma perché viene testimoniata con la vita”, la tesi di Francesco, secondo il quale “lo zelo apostolico non è mai semplice ripetizione di uno stile acquisito, ma testimonianza che il Vangelo è vivo oggi qui per noi”.

“Evangelizzare è scendere per strada”

“Coscienti di questo, guardiamo dunque alla nostra epoca e alla nostra cultura come a un dono”, l’indicazione di rotta: “Esse sono nostre ed evangelizzarle non significa giudicarle da lontano, nemmeno stare su un balcone a gridare il nome di Gesù, ma scendere per strada, andare nei luoghi dove si vive, frequentare gli spazi dove si soffre, si lavora, si studia e si riflette, abitare i crocevia in cui gli esseri umani condividono ciò che ha senso per la loro vita. Significa essere, come Chiesa, fermento di dialogo, di incontro, di unità. Del resto, le nostre stesse formulazioni di fede sono frutto di un dialogo e di un incontro tra culture, comunità e istanze differenti”. “Più che voler riconvertire il mondo d’oggi, ci serve convertire la pastorale perché incarni meglio il Vangelo nell’oggi”, conclude Francesco: “Facciamo nostro il desiderio di Gesù: aiutare i compagni di viaggio a non smarrire il desiderio di Dio, per aprire il cuore a Lui e trovare il solo che, oggi e sempre, dona pace e gioia all’uomo”.

Annullato il viaggio a Dubai

“Pur essendo migliorato il quadro clinico generale del Santo Padre relativamente allo stato influenzale e all’infiammazione delle vie respiratorie, i medici hanno chiesto al Papa di non effettuare il viaggio previsto per i prossimi giorni a Dubai, in occasione della 28ª Conferenza delle Parti per la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici”. Lo ha comunicato ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. “Papa Francesco ha accolto con grande rammarico la richiesta dei medici e il viaggio è dunque annullato”, ha reso noto il portavoce vaticano. “Permanendo la volontà del Papa e della Santa Sede di essere parte delle discussioni in atto nei prossimi giorni, saranno definite appena possibile le modalità con cui questa si potrà concretizzare”, ha infine dichiarato Bruni.

Fonte: AgenSIR