Colloqui con Moon sulla crisi nucleare: “Qui per risolvere”

Lasciato il Giappone, dopo una visita incentrata perlopiù sul piano del commercio fra i due Paesi, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è atterrato in Corea, del Sud ovviamente, probabilmente l'appuntamento più atteso del suo tour asiatico, insieme alla tappa cinese. L'inquilino della Casa Bianca, di passaggio a Seul, incontrerà il presidente Moon Jae-in e altri esponenti del governo sudcoreano, colloqui nei quali l'argomento cardine non potrà che essere la crisi nucleare della Corea del Nord. Su questo punto, il Tycoon è stato chiaro non appena sbarcato nella città di Osan, dove si trova la base militare di Camp Humphreys, spiegando di essere giunto nella parte proprio perché “tutto si risolva”. Con un piccolo strappo alla regola, il presidente Moon ha ricevuto il corrispettivo statunitense proprio nella caserma anziché nella residenza presidenziale di Cheong Wa De, a Seul, circostanza mai verificatasi prima.

Strategie comuni

Una sorpresa, probabilmente, anche per lo stesso Trump il quale, poco prima di arrivare in Corea, aveva twittato definendo Moon “un gran signore”, mostrando ottimismo per la risoluzione della crisi atmoica proveniente da Pyongyang. Parlando ai militari di stanza a Camp Humphreys, il Tycoon ha spiegato di trovarsi lì per “risolvere ogni cosa”, uniformandosi alla positività riscontrata anche nelle parole del 'collega' coreano, il quale ha definito quello della visita di Trump come “un giorno storico”. Sicuramente, la presenza del presidente Usa a Seul potrebbe costituire uno snodo importante per la risoluzione pacifica della tensione con Kim, mai così vicino al suo rivale al di là del Pacifico: di questo, Trump e Moon, parleranno immediatamente, già nel corso del previsto colloquio alla Blue House. L'inquilino della Casa Bianca si è detto “impressionato” dall'organizzazione e dall'efficienza riscontrata nella base congiunta di Osan, auspicando allo stesso tempo lo sviluppo di strategie efficaci per far desistere diplomaticamente Pyongyang dal suo programma nucleare. A riprova di un saldo rapporto di collaborazione con Seul, il Tycoon è stato invitato a tenere un discorso in parlamento, onore concesso solo una volta, negli ultimi 25 anni, a un presidente degli Stati Uniti.

Cortei anti-Trump

Nonostante ottimismo e strategie comuni, l'arrivo di Trump in Corea del Sud non ha mancato di scatenare qualche voce di dissenso. Il corteo presidenziale, nello specifico, è stato accompagnato da alcune manifestazioni di protesta incentrate in particolare sulla presunta pressione su Seul, da parte di Washington, per l'acquisto di testate nucleari da impiegare come deterrente alle iniziative bellicose di Kim. Una soluzione che, però, Moon ha già declinato spiegando che la Corea del Sud manterrà gli accordi del 1992 e che non entrerà in possesso di armi di questo tipo. In altre parole, i manifestanti accusano Trump di fomentare la tensione già altissima fra le due Coree. Dalle parti di Seul, però, c'è anche qualche corteo che lo sostiene, palesando quella (nemmeno troppo piccola) linea di opposizione al pacifismo a oltranza del presidente sudcoreano.