Il giusto cocktail comportamentale

I giorni passati e la presa di coscienza della reale situazione di emergenza che stiamo vivendo ci ha già fatto passare dal “Dopo cambierà tutto” al “E’ cambiato tutto…”, penso in particolare al rapporto amore/odio che molti vivono nei confronti di social e nuova tecnologia. Quelle “tavolette” che entrano nel palmo della mano sono ormai per tutti un naturale prolungamento degli arti superiori e un po’ come per gli uomini delle caverne le clave (vantaggio le clave non andavano ricaricate la sera…), servono a difenderci, a cercare il cibo, ad aiutarci a raggiungere nuovi amici, ad aprire nuove strade da percorrere.

Quegli smartphone che abbiamo odiato perché capaci di attirare l’attenzione molto più di noi quando figli e nipoti, ma anche coniugi, fidanzati e amici che venivano qualche ora a casa nostra, oggi sono preziosi e indispensabili per farci vedere quanto è cresciuto il nipotino in un mese o quanto si è fatto allungare la barba nostro figlio dopo tre settimane di lavoro autorizzato in casa senza uscire. Quella tecnologia che in assenza di amore reciproco ci sembrava così lontana e irraggiungibile oggi ci è familiare.

Sappiamo connetterci e ritrovarci faccia a faccia con chi amiamo realmente con una facilità sconvolgente. E’ addirittura, pur se si vive da soli in casa, rivitalizzante e capace di dare una carica motivazionale, la voglia di truccarsi, sistemare i capelli, mettere una camicetta pronti in caso di una possibile seppur rara videochiamata di un nipote

In 10 giorni il Coronavirus è stato un educatore informatico meglio capace del più abile professore universitario del mondo. Conversazioni amichevoli, gruppi di preghiera e catechesi, incontri lavorativi, scuola e istruzione, scambi musicali e artistici, tutto passa dalla rete che non a caso sta investendo in connessioni sempre più rapide ed efficienti. La sfida democratica della politica, sarà proprio quella di mettere nelle stesse condizioni di accesso alla rete tutti gli italiani in ogni angolo del paese ove essi vivano, passo ancora lungo da fare.

Un recente intervento di Giovanni Lo Storto direttore generale della LUISS Guido Carli al Corriere della Sera era titolato “Saremo più umani grazie al digitale” quasi un ossimoro ma una realtà della quale stiamo prendendo coscienza. Verità. Gli abbracci che mandiamo oggi durante le nostre discussioni al termine di una chat che ci ha dato sorriso, emozione, o anche rabbia per una frase storta scappata all’interlocutore, per assurdo sono abbracci più sentiti di quelli che spesso meccanicamente ci diamo incontrandoci casualmente per strada. Dovremo imparare a dosare lavoro, istruzione, intrattenimento e rapporti sociali tra vita reale vissuta da sempre e vita virtuale che in questi giorni forzati in casa ci sta prendendo la mano. La prima non deve escludere l’altra e viceversa. Solo dal giuso cocktail comportamentale, solo imparando a gestire le giuste dosi contenute nei vari alambicchi del nostro essere, come dei bravi alchimisti sapremo vivere sempre meglio ed essere persone migliori.