Gran Bretagna, così l’MI5 spiava le telefonate tra avvocati e clienti

Gli uomini del MI5 hanno spiato e intercettato regolarmente, e illegalmente, un alto numero di conversazioni telefoniche di molti avvocati e dei loro clienti, riguardanti “casi sensibili”. La notizia è stata pubblicata oggi dal quotidiano londinese The Guardian che ha citato come fonti gli stessi servizi segreti interni, quelli esterni (l’MI6) e il quartier generale governativo per le comunicazioni.

Secondo il foglio britannico, i dati ottenuti dagli 007 venivano poi sfruttati in tribunale per casi riguardanti le agenzie stesse. Il parlamentare David Davis, ex ministro dell’Interno del governo ombra conservatore, ha spiegato come la prassi imponga l’eliminazione immediata di questo tipo di materiali, circostanza che però non si è evidentemente verificata. Amnesty international ha condannato l’accaduto parlando di “uso scorretto di un vantaggio legale acquisito illegalmente”.

 La vicenda è venuta alla luce a seguito della denuncia all’Ipt (Investigatory Powers Tribunal,  istituito dallo Human rights act del ’98) da parte dei libici  Abdel-Hakim Belhaj e Sami Al Saadi. I due sono stati prima rapiti dalla Cia e dall’Mi6, in un’operazione congiunta, e successivamente rispediti in patria per esser  torturati dagli uomini di Gheddafi: fatti che risalgono al 2004.

Le risposte date dagli avvocati del governo al Ipt hanno rivelato la precedente conoscenza di fatti su cui i legali non avrebbero potuto avere informazioni, se non tramite un acquisizione illegale. “Tutte e tre le agenzie – ha detto Davis – sono chiaramente in possesso di materiale illegale e adottano politiche esplicite per il loro utilizzo”.