Sindrome da vibrazione fantasma: allucinazioni dal telefonino

La vita sembra essere più uno scorrere di notifiche che un passar dei secondi: tutti gli eventi tendono a essere riferiti a un avviso

La “Sindrome da vibrazione fantasma”, tipica dei giorni nostri e pressoché omologata in tutto il mondo, consiste nell’avvertire ogni suono come una possibile notifica dal proprio telefono cellulare, per verificare, poi, l’assenza del messaggio stesso. Si impugna, quindi, con nevrotica continuità, quella che è, ormai, una propaggine del braccio, per accertarsi della presenza dell’agognato messaggio. Si tratta di una deriva patologica che, complice il rapporto, spesso morboso, con il telefono cellulare, conduce a stati di depressione. Chi soffre questo stato d’ansia, infatti, avverte l’assenza delle notifiche come un’astinenza che altera i nuovi rapporti sociali e sentimentali. Una notifica, che si fa attendere o che si aspetta con impazienza, è avvertita con angoscia e, ogniqualvolta si senta un suono familiare, si spera provenga dal proprio telefono.

Un tempo si fremeva aspettando lo squillo del telefono di casa per una chiamata del proprio partner o per una comunicazione di carattere lavorativo. Questa nuova versione è, tuttavia, più esasperata e quasi continua. Un sinonimo della sindrome è il termine inglese “ringxiety”, che unisce “ring” (squillo) e “anxiety” (ansia).

Alcune volte, uno squillo percepito in un luogo frequentato da più persone, spinge le stesse a controllare, immediatamente, se sia la propria “protesi” a emettere il fatidico suono: una situazione anche dai risvolti comici se non fosse per l’ansia che vi sottende, soprattutto da parte dei più giovani. Le forme di comunicazione di questi ultimi, infatti, sono rappresentate in larga scala dal virtuale e meno dalla presenza fisica. Questo tipo di sindrome era già nota qualche anno fa e, ancor prima dei social e dell’enorme diffusione degli smartphone, l’allarme era già scattato.

In questo quadro patologico è importante l’esempio dei genitori; a volte anch’essi sono vittime dell’ansia da notifica e, quindi, causa di un insegnamento negativo nei confronti dei propri figli. La sindrome, nella fascia di età giovanile, può interessare sino a 9 ragazzi su 10. Per chi soffre di quest’ansia, ogni suono o minima variazione a livello acustico è percepita come illusoria, come speranza che la novità, il “dono” sia per sé, indipendentemente da una valutazione sul contenuto del messaggio.

La psicologia intende, come “attenzione selettiva”, la capacità di concentrarsi, nell’ambito di una serie di stimoli e suoni, solo su quelli che si reputano interessanti. Si tratta di una logorante forma di vigilanza, unidirezionale, che impegna la mente soltanto verso questo tipo di stimolo sottovalutando gli altri. Il rovescio della medaglia è nello squilibrio dell’attenzione, rivolta soltanto all’aggeggio che deve emettere un segnale di vita a cui aggrapparsi, a scapito di altre situazioni che meriterebbero la priorità. Si rischia di tralasciare l’amico o il familiare accanto, nelle loro richieste (ritenute noiose), di un feedback e si vive, in maniera ansiogena, per un cuoricino, un like e un “mi piace” in più.

Il suono di una notifica, produce una forte scossa emotiva e l’individuo, non potendo e non volendo vivere nell’incertezza, è destinato a scoprire in gran fretta se il bip o il ronzio siano reali (e non frutto di un sogno, di un’illusione o di un’allucinazione) e quale ne sia il contenuto. L’impazienza dominante fa sì che molti vivano nell’attesa, perenne, di un qualsiasi accenno di vibrazione o squillo per scuotersi dall’apatia e “vivere”. L’ansia che accompagna questa realtà è notevole: squilibra il quadro psicofisico della persona e la costringe ad alterare anche i ritmi circadiani.

La vita sembra essere più uno scorrere di notifiche che un passar dei secondi: tutti gli eventi tendono a essere riferiti a un avviso. L’attesa di ricevere una notizia, sperando inconsciamente che sia sempre positiva, dal punto di vista sentimentale, lavorativo, ludico e sociale è incessante e, a volte, esagerata. Il suono o la vibrazione, che anticipano l’arrivo di una novità, di un messaggio che innova, sono più importanti di quello che si sta svolgendo nello stesso momento, anche a costo di guidare l’automobile non concentrati oppure di interrompere le conversazioni, reali, del momento.

L’attesa della notifica vince il presente vissuto. Se, per Sant’Agostino, i tempi erano tre ma riducibili a uno: il presente, disteso anche nel passato (come memoria) e nel futuro (come attesa), ora sembra essercene esclusivamente uno. È proprio il futuro, l’esser proiettati acriticamente già nell’evento che deve pur arrivare, a dominare e a cancellare, di fatto, il presente. Il passato e la memoria sono i messaggi precedenti, quelli conservati nelle chat.

Papa Francesco esortava “Liberatevi dalla dipendenza dal telefonino, è un grande aiuto e un grande progresso, va usato, è bello che tutti sappiano usarlo, ma se diventi schiavo del telefonino perdi la tua libertà. È bello comunicare, ma se il telefonino diventa droga c’è il pericolo di ridurre la comunicazione a contatti, e la vita non è contatti, è per comunicare. Bisogna saper anche stare in silenzio, non avere paura di stare da soli, e curare la vita affettiva, dove sono essenziali due dimensioni: il pudore, l’amore ‘non in modo sfacciato’, e la fedeltà”.

Wearesocial, “una socially-led creative agency in grado di intercettare e decodificare momenti culturali che vengono riscritti alla velocità dei social media”, al link https://wearesocial.com/it/blog/2022/02/digital-2022-i-dati-italiani/, il 9 febbraio scorso ha pubblicato alcune interessanti statistiche riguardo il rapporto degli italiani con il web. Ecco alcuni stralci “Aumentano però sia le persone connesse ad internet, che sono quasi 51 milioni (+1,7%), sia soprattutto quelle attive sulle piattaforme social, che sono oltre 43 milioni (+5,4%). In leggerissimo rialzo anche il possesso di smartphone (al 97,3%) e computer desktop o laptop (oltre il 75%) […] Passiamo, in generale, un po’ meno tempo online. Questo valore rimane alto (sopra le 6 ore) ma cala di circa il 3% rispetto ad un 2020 in cui, va detto, ci eravamo riversati online in maniera abbastanza evidente […] In relativa salute anche il mondo dei servizi finanziari, con una persona su 3 che utilizza app di servizi finanziari / assicurativi ogni mese, circa una su 8 che effettua pagamenti digitali tramite smartphone, e circa una su 15 possiede cryptovalute. Per quanto riguarda l’utilizzo delle piattaforme social, abbiamo visto un anno di ulteriore crescita per quanto riguarda l’onboarding di nuovi utenti (+5,4%), ma un leggero rallentamento per quanto riguarda il tempo speso online (-5 minuti al giorno rispetto alla rilevazione 2021) sui 6 profili che le persone usano regolarmente […] WhatsApp, Facebook, Instagram sono tutte sia tra le piattaforme più utilizzate, sia tra quelle (a domanda secca) preferite dagli utenti. Anche Messenger non è particolarmente distante in entrambe le classifiche. Registriamo un’interessante crescita di Telegram […] Cresce ancora TikTok, che nel nostro Paese si avvicina a quota 30%, guadagnando 5 punti percentuali rispetto alla rilevazione del 2021 (ma analizziamo solo dai 16 anni in su, quindi l’utilizzo è realisticamente più ampio)”.

Perché non mi rispondi?” (sottotitolo “Psicologia e psicopatologia dei contatti frequenti con il cellulare”) è il titolo del volume pubblicato da “in.edit” il 28 febbraio 2018 e scritto dagli psicologi Giuseppe Riggi, Michele Porceddu e Francesco Rizzo. Il libro approfondisce le conseguenze a livello neurologico che possono derivare da un oggetto utile ma da usare con moderazione. Sergio Cavagliano, osteopata, al link https://www.sergiocavagliano.it/2021/03/tecnopatologie-le-problematiche-fisiche-causate-dalla-tecnologia/, riportava, lo scorso anno, i probabili mutamenti che il nostro corpo potrà subire, nei decenni, a causa dell’utilizzo smodato del telefonino “Le principali mutazioni che gli scienziati hanno previsto sono: la schiena curva e i muscoli del collo allungati in avanti a causa dell’elevato numero di ore trascorse davanti al computer; il cranio ispessito per proteggersi dalle radiazioni a radiofrequenza emesse dagli smartphone; la mano modellata a presa ad artiglio e il gomito piegato a 90 gradi, per via dei periodi prolungati trascorsi a controllare lo smartphone; una seconda serie di palpebre per filtrare la luce eccessiva emessa dai dispositivi tecnologici”.

I soggetti, inoltre, che hanno costruito la propria fama sui social, necessitano di continui contatti per poter sopravvivere a un devastante anonimato; per conquistare e, soprattutto, mantenere la popolarità nel web, si rischia la salute fisica e mentale. Alla base del problema vi è la paura dell’esclusione, dell’ansia sociale, della mancata accettazione. Soprattutto per i giovani, impegnati nella costruzione delle loro reti sociali, un messaggio positivo o negativo può segnare un confine importantissimo. Il solo fatto di sentir provenire un bip o un ronzio significa che la persona è cercata; da qui la strada per l’accettazione, da parte del singolo (amico o partner) o del gruppo. Molte volte, l’ammissione è in bilico e oscilla in un vortice di messaggi che tiene in allarme la persona e la coinvolge nell’ansia continua.

Nella società connessa “h24”, si precipita in una condizione di “stimolo-risposta”, di domanda e risposta continua, per cui è necessario dare un feedback immediato, pena il possibile malumore dell’emittente; si pensi, a esempio, a un messaggio o a un’emoticon non corrisposti istantaneamente al proprio partner e che possono generare malintesi e dubbi. La situazione stressogena è molto diffusa e appare arduo procedere in senso inverso, effettuando anche piccoli passi all’indietro, tuttavia è l’unica ovvia alternativa: solo ripristinando un uso più equilibrato e moderato con il telefono cellulare sarà possibile uscire da tale dipendenza. L’inclusione non nasce e non finisce con un bip, bensì con esperienze vissute, sensoriali e vere; vive con e per un abbraccio, una smorfia, una risata o una lacrima; tutto in presenza, non da remoto.