La Cina vieta la frutta italiana, ma ci invade di mele e pere

In settimana è attesa la fatidica firma sul Memorandum d'intesa con la Cina a proposito della Nuova Via della Seta. Intanto il tema degli affari tra Roma e Pechino attira l'attenzione dell'opinione pubblica.

Frutta italiana vietata in Cina

In particolare nelle ultime ore Coldiretti ha posto attenzione sull'aspetto dell'interscambio di prodotti agroalimentari. La denuncia dell'associazione è la seguente: la Cina mantiene barriere commerciali nei confronti di primizie italiane che così hanno sbarrato il florido mercato cinese, mentre mele e pere provenienti dal Paese del Dragone entrano nei supermercati del Belpaese, facendo concorrenza ai prodotti Made in Italy e importando batteri che minano i nostri raccolti. Mele, pere e uva da tavola raccolte in Italia sono vietate in Cina: il Paese non ne permette l'ingresso per motivi fitosanitari. Se infatti è stato rimosso nel 2016 il bando sulle carni suine italiane e nel 2018 le frontiere si sono aperte in Cina per l'erba medica, al momento per quanto riguarda la frutta fresca, l'Italia – sottolinea la Coldiretti – può esportare in Cina solo kiwi e gli agrumi, che peraltro sono stati sbloccati solo recentemente.

Invasione cinese sulle nostre tavole

Paradossale, osserva Coldiretti, “che mentre i prodotti italiani sono bloccati, non solo la Cina può esportare nella Penisola pere e mele, ma in Italia si è anche verificata una vera invasione di pericolosi insetti alieni dannosi alle coltivazioni di provenienza, più o meno diretta, dalla Cina”. Secondo lo studio Coldiretti su dati Istat, le importazioni agroalimentari dalla Cina hanno superato del 35% il valore delle esportazioni Made in Italy del settore nel 2018, a conferma della necessità di un riequilibrio dei rapporti commerciali. Le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy in Cina hanno raggiunto nel 2018 il valore di 439 milioni di euro, un valore che è più che triplicato negli ultimi 10 anni (+254%), con la progressiva apertura del gigante asiatico a stili di vita occidentali, ma che – sottolinea Coldiretti – resta ancora molto inferiore alle importazioni che nel settore sono state pari a 594 milioni e riguardano dalle conserve di pomodoro ai prodotti biologici. La Cina – conclude la Coldiretti – è peraltro al secondo posto a livello mondiale tra i Paesi che hanno fatto scattare maggiori allarmi alimentari nell’Ue nel 2018 ed è per questo importante garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti dei lavoratori dei prodotti che varcano la frontiera.