Tripoli: battaglia a 6 chilometri dal centro

Si aggrava la crisi a Tripoli. Secondo quanto riferito in un tweet dall'emittente Al Ahrar “violenti scontri fra la 7/a Brigata e la sicurezza centrale sono in corso nell'area Abu Salim”. Il network si riferisce alla milizia ribelle che sta attaccando la capitale libica e ad un'altra che la sta affrontando in un zona a meno di 6 km in linea d'aria da Piazza dei Martiri, il centro della metropoli. 

La richiesta

La missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha chiesto a tutte le parti in conflitto di incontrarsi per raggiungere un accordo di cessate il fuoco.”Sulla base delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza e della proposta del segretario generale delle Nazioni unite di mediare tra i vari partiti libici, e sulla base dell'appello delle varie parti, incluso il governo di accordo nazionale riconosciuto a livello internazionale, per avviare un dialogo urgente sull'attuale situazione di sicurezza a Tripoli – si legge in una nota dell'Unsmil – la Missione dell'Onu invita le varie parti interessate a tenere una riunione ampliata martedì in un luogo che sarà annunciato più tardi”. 

L'appello

L'Unione Europea, da parte sua, ha chiesto chiede a “tutte le parti di cessare immediatamente tutte le ostilità“. In Libia, ha detto un portavoce della Commissione europea, Carlos Martin Ruiz De Gordejuela, “l'escalation a Tripoli di violenza mina una situazione già fragile. La violenza porterà altra violenza a detrimento dei cittadini libici. Non c'è soluzione militare alla crisi in Libia, solo una politica” e l'Ue “sostiene il processo di mediazione delle Nazioni Unite“, ha ricordato il portavoce.

Mosca preoccupata

Preoccupazione in Russia. “Siamo davanti a un altro caso di conflitto intestino a Tripoli e stiamo monitorando la situazione con profonda preoccupazione – si legge in un comunicato del ministero russo degli Esteri – chiediamo insistentemente a tutte le parti coinvolte nel conflitto libico di cessare le azioni belliche e favorire il ripristino della normalità nella capitale e nei dintorni nonché d'intraprendere tutte le misure perché il Paese non precipiti nel caos, che potrebbe avere conseguenze distruttive. Purtroppo dobbiamo constatare che la situazione non solo non si stabilizza ma si sta inasprendo. Secondo le informazioni in nostro possesso nel corso degli scontri è stata utilizzata anche l'artiglieria pesante“.  Mosca si dice convinta che “tutte le divergenze debbano essere risolte soltanto al tavolo dei negoziati attraverso un dialogo costruttivo: la priorità deve essere data al riunire gli sforzi di tutte le forze attive in Libia che desiderano il benessere del Paese per realizzare una soluzione politica in base al piano di azione dell'Onu con la prospettiva di organizzare le elezioni presidenziali e parlamentari”.

Nessun intervento

Il governo italiano, spiega una nota di Palazzo Chigi, “continua a seguire con attenzione l'evolversi della situazione sul terreno e ha già espresso pubblicamente preoccupazione nonché l'invito a cessare immediatamente le ostilità assieme a Stati Uniti, Francia e Regno Unito”. Smentita categoricamente “la preparazione di un intervento da parte dei corpi speciali italiani in Libia” che era stata ventilata da alcuni organi di stampa nazionali. 

Bilancio 

Il bilancio degli scontri fra milizie ribelli ed esercito è, al momento, di 47 morti e 129 feriti. Il dato è stato comunicato dal ministero della Salute e ripreso dai principali media libici, che riportano anche di nuovi scontri e colpi di mortaio nel sud della capitale. Nella sera di ieri 15 persone hanno perso la vita dopo che un mortaio ha centrato un campo sfollati di Al Falah. A sostegno dell'esercito, su precisa richiesta del governo di accordo nazionale, sono arrivate a Tripoli le forze antiterrorismo di Misurata. 

Allerta

Il ministero dell'Interno ha, intanto, emanato un'allerta per i quartieri di Ghut Shaal e Al Seyaheyya, zona ovest di Tripoli, e ha chiesto al direttore dell'apparato di sicurezza generale di “proteggere le due zone ed evitare che ci siano violazioni della sicurezza”. Lo riporta l'emittente televisiva libica. Il timore è che gli scontri a sud della capitale possano raggiungere l'area che un tempo rappresentava il quartiere diplomatico in cui sorgevano diverse ambasciate.

Ribelli

La settima brigata per quasi un anno e fino all'aprile scorso era stata dipendente dal governo di accordo nazionale (in particolare il suo ministero della Difesa) ma poi era stata sciolta come ricordato di recente da Serraj. La milizia è guidata guidata dai fratelli Kany (da cui nome un altro nome con cui è nota: Kaniyat). In questa fase degli scontri, stando alla fonte di Al Ahrar, a combattere la settima è dunque la “Forza di sicurezza centrale Abu Salim”, una milizia guidata da Abdul-Ghani Al-Kikli, detto “Ghneiwa” da cui l'altro nome della formazione. Assieme alle Brigate Rivoluzionarie di Tripoli (Tbr, note anche come “Prima Divisione” del Ministero dell'Interno, gestite da Haitham al-Tajouri), al gruppo islamista fortemente anti-Haftar e anti-Isis detto “Nawasi” (o “Ottava Divisione”) e alle Forze Speciali Radaa (di cui é leader Abdel Raouf Kara), le Abu Salim sono uno dei quattro pilastri dell'attuale controllo del territorio a Tripoli.

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