Tre sfide per la Chiesa Cattolica nel 2024

San Pietro
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Ogni anno nuovo porta con sé delle sfide da affrontare e dei compiti da portare avanti sia per i singoli che per le istituzioni. Il 2024 si apre, per la Chiesa, con dei cantieri aperti che richiedono attenzione e un impegno importante da parte del Papa e dei suoi collaboratori.

Guerra e pace

In cima alle preoccupazioni di Francesco c’è la questione diplomatica in un mondo sconvolto da conflitti di grande portata come quello russo-ucraino e quello israelo-palestinese che infiammano lo scenario geopolitico alle porte dell’Europa. Due conflitti che vedono la partecipazione di diversi paesi e che quindi si espande al di là dei confini territoriali delle parti in conflitto. Entrambe i conflitti vedono protagonisti gli Stati Uniti d’America in qualità di sostenitori e alleati dell’Ucraina e di Israele. Il paese americano, inoltre, attende con trepidazione gli esiti delle elezioni presidenziali previste per novembre di quest’anno, un risultato che influirà inevitabilmente sugli equilibri mondiali. In entrambi i conflitti la religione gioca un ruolo primario coinvolgendo primariamente la chiesa ortodossa, l’ebraismo e l’islam. In questo contesto la Chiesa Cattolica gioca un ruolo solo apparentemente secondario: sia in quanto vittime (come minoranza priva di voce e di rappresentanza), sia in quanto forza “terza” capace di mettere sul tavolo delle piste e vie di dialogo e di pace. Nel cuore e nelle preghiere del Papa, non solo questi grandi conflitti che godono dell’attenzione mediatica, ma anche quelli meno noti e sconosciuti: guerre sparse per il mondo spesso lunghe e logoranti. Nella sua prima udienza pubblica dell’anno Papa Francesco ha sottolineato questa preoccupazione al momento dei saluti finali: “E non dimentichiamo i popoli che sono in guerra. La guerra è una pazzia, sempre la guerra è una sconfitta! Preghiamo. Preghiamo per la gente in Palestina, in Israele, in Ucraina e in tanti altri posti dove c’è la guerra. E non dimentichiamo i nostri fratelli Rohingya, che sono perseguitati”. Un appello per la pace che Francesco aveva già espresso nella Benedizione Urbi et Orbi del 25 dicembre così come nell’Angelus del 1° gennaio.

Sinodo

Guardando all’interno, una grande sfida per la Chiesa sarà la seconda e ultima parte il Sinodo Ordinario sulla Sinodalità. Un cantiere aperto nel 2023 con la celebrazione e la chiusura della prima sessione in cui hanno partecipato rappresentanti di tutto il mondo e che ha visto, per la prima volta nella storia dei Sinodi, la partecipazione di laici (uomini e donne) con diritto di voto. La XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi rappresenta una sfida importante per la Chiesa. Un appuntamento fortemente voluto da papa Francesco con l’intenzione di aprire processi di riforma che diano un nuovo slancio e rivelino il volto missionario della Chiesa universale. Il sinodo si aprirà in un contesto di divisione e frammentazione causato dalle recenti discussioni attorno al tema delle benedizioni delle coppie cosiddette “irregolari” promosse dal Dicastero per la Dottrina della Fede con la Dichiarazione “Fiducia Supplicans”. Le polemiche e l’alzata di scudi da diverse parti hanno spinto il cardinale Fernández a emettere un comunicato stampa per chiarire le posizioni di apertura espresse nel documento. Se sinodalità significa “camminare assieme”, discutere, confrontarsi e accordarsi, il tema scottante delle benedizioni diventa un banco di prova sulla capacità della Chiesa di dialogare al suo interno e di offrire un esempio di comunione nonostante le diverse vedute.

Verso il Giubileo

L’anno che inizia sarà determinante per la preparazione del grande Giubileo del 2025. Papa Francesco ha incaricato il Dicastero per la Nuova Evangelizzazione, guidato da mons. Rino Fisichella, di organizzare l’evento che metterà la Chiesa universale in movimento globale di conversione e di missione. Se il 2023 è stato dedicato al Concilio Vaticano II, il 2024 sarà un anno dedicato alla preghiera. Nel frattempo si continua a lavorare sodo in collaborazione col comune di Roma affinché la città si trovi pronta ad accogliere i numerosi pellegrini attesi per il grande evento che vedrà la capitale italiana diventare, ancora una volta, la capitale spirituale del mondo cattolico. Una città alle prese con enormi problemi nei servizi, specie nella mobilità, e che non sembra al momento pronta per una così grande sfida.

L’appuntamento sarà un’occasione per evangelizzare, per portare nel mondo l’annuncio del Kerygma, dell’amore di Dio per ogni uomo. Un’occasione quanto mai importante per diffondere il lieto messaggio in una società sconvolta dai conflitti e dalle divisioni, acuiti dalle ferite, ancora vive, causate dalla stagione pandemica che ha mostrato quanto divisioni, violenze e discriminazioni siano all’ordine del giorno nonostante gli appelli alla unità e alla solidarietà. La Chiesa ha dunque il compito di annunciare a tutti l’amore di Dio, la sua vicinanza, per “guarire i cuori feriti” e invitare alla conversione del cuore.