Il caso Codogno e le previsioni errate sul picco dei contagi da Covid-19

Nel comune del lodigiano, prima zona rossa d'Italia, la curva epidemica è tornata a salire. Un'analisi di ciò che non torna nelle cifre quotidianamente fornite dal bollettino ufficiale dell'emergenza-coronavirus

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Il comune di Codogno, in provincia di Lodi

A Codogno, prima zona rosa dell’Italia, sono tornati a salire i contagi da coronavirus. A una mese e mezzo dalla chiusura del comune per l’emergenza sanitaria, la curva epidemica ha ricominciato a crescere. E i decessi sono così numerosi da aver imposto l’utilizzo di una chiesa come deposito per le bare in attesa della tumulazione. Ciò dimostra quanto ogni ipotesi di allentare il lockdown sia azzardata.

In attesa di una luce in fondo al tunnel

Da diversi giorni siamo bombardati da notizie incentrate sul quesito: quando raggiungeremo il picco dei contagi e quando  vedremo la relativa curva abbassarsi nel tempo? E’ pienamente comprensibile il desiderio di tutti di cercare di intravedere una pallida luce alla fine del tunnel ma la domanda è tecnicamente errata. E’ impossibile sapere quando ci sarà questa sospirata inversione con i dati che sono attualmente disponibili.

I dati che ogni giorno ci sono forniti ufficialemnte come in un bollettino di guerra, in effetti non hanno molto significato, non perché non siano reali, ma perché non sono relativi ad un campione rappresentativo e descrittivo dell’evoluzione del virus nel tempo. Il campione rappresentativo dovrebbe, infatti, essere relativo ad una massa di persone ben più elevata in quanto le persone asintomatiche sono assenti da queste statistiche.

Statistiche non attendibili

I contagiati, per stessa ammissione del capo della protezione civile Angelo Borrelli, potrebbero attualmente essere 10 volte tanto di quelli censiti dale autorità sanitarie. Quindi che senso ha quindi parlare di tendenza di contagi quando il 90% di questi è sommerso? La curva attualmente è una vera incognita la cui tendenza non sappiamo se sia in ascesa o discesa. Più pratici sono stati i tedeschi che con una potenza di fuoco di mezzo milione di controlli settimanali, potrebbero, loro si, avere ,fra breve, una statistica attendibile dell’evoluzione del contagio nel loro paese. Ed allora, siamo alle solite, neanche una procedura comune europea siamo stati capaci di adottare, neanche un centro operativo per la gestione e l’acquisto di dispositivi, materiali e  strumentazioni salvavita è stato istituito. Ancora una volta l’Unione Europea procede in ordine sparso gettando alle ortiche e mortificando quello spirito comunitario di mutuo soccorso proprio dei padri fondatori.