Case chiuse: la proposta del Veneto per fare cassa

Ieri la Quinta Commissione del Consiglio della Regione Veneto ha approvato il progetto di legge del consigliere Guadagnini che mira a disciplinare l’esercizio della prostituzione, in poche parole, riaprire le Case Chiuse. Vendere il proprio corpo anche per trenta euro, costrette a vivere di notte lungo i marciapiedi, controllate a vista da quelli che, paradossalmente, si fanno chiamare “protettori”, questa è la vita delle prostitute. Sono in migliaia le vittime che offrono prestazioni a clienti di ogni età in Italia. La cosa non cambia se invece di esercitare su un marciapiede, lo facessero in locali chiamati “Case Chiuse”. Cosa che in parte già avviene, basti pensare ai moderni e sofisticati centri massaggi, o agli appartamenti in pieno centro città (tra l’altro il consigliere vorrebbe sgravare il locatore dall’accusa di favoreggiamento della prostituzione).

Schiavismo autorizzato

Creare un commercio di schiavi autorizzato, questa è la proposta di legge avallata ieri in Veneto. Il consigliere Guadagnini concentra il focus dell’importanza di questa proposta di legge su aspetti meramente economici. In un articolo (L’Arena del 1 marzo 2019) il consigliere stima che la prostituzione in Italia generi un notevole indotto: 9 milioni di clienti per 5 miliardi di euro, giro di affari sottratto al fisco. Quindi è chiaro che per poter intercettare più soldi, il legislatore crea leggi che permettano qualsiasi genere di cose, anche lo schiavismo autorizzato, basta che sia fatturato. E quindi ci ritroveremo nelle nostre città, o quantomeno in quelle venete, case, locali o come le si voglia chiamare, che ospiteranno donne vittime di sfruttamento, di ogni età, etnia e ceto sociale. Professioniste del sesso, che in realtà saranno meri oggetti di piacere. Riflettiamo bene perché questo vorrà dire che anche ragazzine italiane di 18 anni, a caccia del mezzo per potersi permettere l’ultima borsa alla moda, potranno trovare in questo bieco mercato, una concreta possibilità di sostentamento. Anche se possiamo affermare con buona certezza che la maggior parte delle donne che verranno indotte a questa “professione” saranno straniere: le stesse che oggi operano sui marciapiedi. Donne spesso in stato d’indigenza, donne vittime di tratta, donne disperate. Sì, perché questa proposta di legge, che tiene tanto alle questioni fiscali, non attacca chi sfrutta o chi consuma generando e alimentando la domanda, ma attacca chi subisce la tratta. Perché non è stare dentro una casa o un locale, non è l’avere la partita iva, che ti protegge dagli sfruttatori. Sappiamo che per ogni mercato regolare con costi e regole, ci sarà sempre un mercato parallelo in nero che si svilupperà maggiormente. Quindi sì, forse, il consigliere Guadagnini avrà contribuito a riempire maggiormente le casse della Regione Veneto, ma ha anche incentivato un ulteriore strumento per lo sfruttamento di esseri umani. Che il Governo pensi bene a quello che si sta sviluppando e torni a riflettere seriamente per apportare validi strumenti di contrasto alla prostituzione, validi strumenti che puniscano i carnefici e scoraggino questo schifoso mercato di esseri umani.