Israele scorta 800 Caschi bianchi in Giordania

Ottocento Caschi bianchi siriani e i loro familiari sono stati fatti uscire dal territorio della SIria nella giornata di ieri attraverso una complessa operazione coadiuvata da Israele che li ha aiutati a raggiungere la Giordania da dove, successivamente, si dirigeranno verso altri Paesi dove riceveranno asilo. Pare che l'operazione, come spiegato da un portavoce dell'esercito di Israele, sia stata effettuata su richiesta degli Stati Uniti e di alcuni Paesi europei: “Quei civili sono stati evacuati da zone di combattimento nella Siria meridionale perché si trovavano esposti a una minaccia immediata di morte”. Il portavoce ha parlato di un intervento umanitario “di carattere eccezionale”, in quanto “Israele continua a mantenere una politica di non intervento per quanto concerne il conflitto in Siria”.

I Caschi bianchi

I Caschi bianchi, volontari impegnati nella difesa e nel soccorso della popolazione civile nelle zone della guerra in Siria, hanno attraversato il valico di Kuneitra, entrando poi nelle alture del Golan da dove l'esercito israeliano li ha accompagnati fino al confine con la Giordania. Attualmente, i Caschi bianchi operativi in Siria sarebbero poco meno di 4 mila, attivi prevalentemente nelle zone controllate dai ribelli antigovernativi. Per questo il regime di Assad (così come la Russia) li hanno definiti sostenitori dei ribelli con connessioni coi gruppi jihadisti anche se, gli interessati, hanno sempre sostenuto di non appoggiare nessuna delle forze in campo. Il gruppo è stato tuttavia appoggiato e finanziato da alcuni Paesi occidentali che, pare, abbiano caldeggiato l'operazione e chiesto l'intervento di Israele, per la prima volta coinvolto in operazioni in Siria.

Tensione a Gerusalemme

Nel frattempo, dopo giorni di tensione al confine con la Striscia di Gaza, la situazione è di nuovo tesa in Israele: nella Spianata delle Moschee a Gerusalemme, infatti, nel giorno del digiuno del nono giorno del mese ebraico, circa un migliaio di ebrei stanno convergendo verso il colle, ritenuto anche dall'Islam uno dei suoi luoghi più sacri e, per questo, al centro di uno storico contenzioso. E, per lo stesso motivo, sia da Hamas che dalla Jihad islamica è arrivato l'invito alla popolazione locale a resistere alla convergenza degli ebrei sul posto. Al momento non si registrano episodi di violenza ma la situazione resta comunque monitorata dalle autorità.