Sulle croce ci sono le donne schiavizzate dal racket della prostituzione coatta

Neppure il lockdown ferma i trafficanti di carne umana che mettono in vendita le più fragili e indifese delle creature. Cosa c'è dietro il terzo business illegale del pianeta: la tragedia sociale della tratta raccontata da don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera della Comunità Papa Giovanni XXIII

La prostituzione è un fenomeno difficile da quantificare, in quanto illegale nella maggior parte degli Stati del pianeta. Secondo una relazione della fondazione Scelles, la prostituzione ha una dimensione globale che coinvolge circa 44 milioni di persone, di cui il 90% dipende da un protettore. Neppure l’emergenza coronavirus ferma la vendita di esseri umani fragili e indifesi. La Carta dei diritti fondamentali della persona umana dell’Unione europea, all’articolo 1, sancisce che la dignità della persona umana è inviolabile e pertanto va tutelata. Nel giorno in cui la Chiesa commemora la Passione di Gesù, don Aldo Buonaiuto, sacerdote anti-tratta della Comunità Papa Giovanni XXII e autore del libro d’inchiesta “Donne Crocifisse” (Rubbettino, con la prefazione di Francesco) ribadisce che “la prostituzione è un male in sé ed è accompagnata da altri mali, non può mai essere regolamentata o favorita”. E aggiunge: “Come il furto non può essere regolamentato ma va solo rigettato, perché è un male in sè stesso, così anche la prostituzione va respinta. Il meretricio, anche se fosse il frutto di una scelta personale, è incompatibile con i valori dell’individuo“.

La più antica delle ingiustizie

“Il mio primo contatto con il mondo della prostituzione è avvenuto molti anni fa, rientrando a casa in macchina con i miei genitori- racconta don Buonaiuto- Una sera, tornando dalle colline del fermano, nelle Marche, passammo in una zona molto conosciuta per la presenza di donne che si prostituivano lungo il litorale adriatico chiamata le Fratte di Porto Sant’ Elpidio. Tutte le sere c’erano decine di ragazze e un veicolare impazzito di automobili che bloccavano il traffico tutta la notte. Ricordo che, incuriosito, chiesi ai miei genitori come mai non si andava avanti, io avevo circa sette anni, mia madre mi rispose che era a causa del mercato delle pelli. Anche se era di sera molto tardi, credetti a quello che mi venne detto avendo parenti imprenditori nel settore del pellame”. E aggiunge: “Solo molto tempo dopo, quando iniziai ad andare per quelle stesse strade con don Oreste Benzi, ricordai le parole di mia madre. Che in fondo non si discostavano così tanto dalla realtà, visto che queste ragazze, per i tanti clienti, rappresentavano davvero solo della pelle, della carne in vendita da utilizzare e gettare via”.

Ultimi della terra

“Incontrai Don Benzi al Palazzetto dello Sport di Fabriano e rimasi rapito dall’ascoltare le sue testimonianze incredibili sul mondo dei poveri e degli ultimi della terra– spiega don Buonaiuto-.Dopo quella conoscenza, lui stesso mi cercò, invitandomi a raggiungerlo nella zona industriale di Firenze. Ebbene, dopo oltre dieci anni di vita religiosa, fui invitato da un sacerdote di quasi settanta anni a raggiungerlo alle due di notte in una zona malfamata di Firenze. Mi disse che andava a incontrare “le nostre sorelline” e io non potevo mai immaginare che si trattasse delle donne vittime della tratta della prostituzione“. E, prosegue il sacerdote anti-tratta, “appena arrivato sul luogo dell’appuntamento vidi questo sant’uomo che, mentre camminava tra i campi con un fascio di rosari fluorescenti su un braccio, chiamava a voce alta queste ragazze “Sisters, sisters, come here!!! I’am pastor: don Oreste Benzi”. Ecco, io vidi questa scena e mi vennero immediatamente in mente le parole di Gesù “il regno dei cieli è qui, su questa terra”. egno deIo vidi il ri cieli nella persona di un sacerdote, di cui ho subito percepito il profumo di santità e che riusciva a rendere presente il regno dei cieli proprio lì, in un covo di persone vittime di una schiavitù ignobile“.

La Via Crucis della tratta

“All’inizio sembrava una velleità, quasi una follia– spiega don Buonaiuto- Mi venne l’idea di rappresentare in forma di Via Crucis il calvario delle donne vittime della tratta. Quando cominciai a chiamarle “crocifisse” qualcuno storse il naso, come fosse una licenza teologico-poetica eccessiva. Poi, però, più andava avanti la preparazione delle meditazioni, dell’organizzazione, della raffigurazione in forma di processione, più mi rendevo conto che il paragone con la via dolorosa di Cristo non era affatto improprio“. E puntualizza: “Mi misi al tavolino e affiancai ad ogni figura evangelica una vicenda e una protagonista che avevo in tutti questi anni incontrato lungo le strade della prostituzione. Un po’ come accadeva nel medioevo per i drammi sacri, misi in scena ciò che vedevo con i miei occhi nelle bolge infernali del mercimonio coatto”. Il risultato furono “le rappresentazioni nelle strade, nelle piazze e nelle Chiese di Roma delle sofferte peregrinazioni di quelle che don Benzi chiamava le nostre “sorelline”:  Tutte le volte che abbiamo raffigurato e messo in scena, a Roma, la Via Crucis per le Donne Crocifisse, Papa Francesco ci ha fatto il dono inestimabile di portare all’attenzione del mondo la nostra iniziativa all’Angelus domenicale”. Nel libro “Donne Crocifisse”, i cui proventi sono destinati a sostenere l’accoglienza delle vittime della prostitituzione coatta, il sacrerdote anti-tratta ha deciso di riportare il testo delle meditazioni che aveva scritto per quelle occasioni nella convinzione che possano essere spiritualmente utili per la preghiera individuale e di gruppo. “Chi prega, non è mai solo- conclude don Buonaiuto-.Chi implora Dio a partire dalle donne crocifisse, compie un atto di santa ribellione contro il conformismo del male“.