Caritas: avviato un programma per assistere rifugiati e famiglie locali nel nord Uganda

Uganda

Nel distretto di Yumbe, la Caritas Uganda ha avviato un programma di assistenza che copre più di tremila famiglie di rifugiati sud-sudanesi e locali nel nord nel Paese africano. Il programma, della durata di un anno, mira a migliorare la sicurezza alimentare e gli standard di vita delle persone assistite. L’Uganda attualmente ospita più di 480.000 rifugiati residenti in nove insediamenti rurali, la cui sussistenza dipende in gran parte dalle associazioni internazionali.

“La malnutrizione tra i rifugiati rimane alta, in particolare vi sono diversi casi di malnutrizione acuta, specie tra i bambini al di sotto dei cinque anni” ha spiegato Godfrey Onentho, coordinatore di Caritas Uganda e del progetto per i rifugiati nel campo di Bidibidi. “Il distretto di Yumbe – nella regione settentrionale ugandese – dispone di una grande quantità di suolo fertile, ma i rifugiati non hanno sementi e strumenti per piantare. Per questo Caritas Uganda sta pianificando una risposta provvisoria per fornire alle famiglie le conoscenze, le capacità e le sementi per prodursi da sole il cibo”.

Per evitare conflitti con le comunità locali, il programma prevede di assistere 2.400 famiglie di rifugiati e 600 locali. La politica del governo ugandese prevede infatti che per qualsiasi forma di supporto data ai rifugiati, il 25% debba andare alla comunità locale del sito d’accoglienza.

“Al fine di rispettare questa regola ed evitare tensioni tra rifugiati e comunità di accoglienza, verranno formati 60 giovani della comunità di rifugiati e 20 della comunità di accoglienza in vari settori come ristorazione, sartoria, lavorazione dei metalli, agricoltura e allevamento, riparazione automeccanica, parrucchiera ed estetista. La nostra aspettativa è che dopo questi corsi intensivi di tre mesi presso istituti del Nord Uganda, i giovani diventeranno autosufficienti” afferma il coordinatore di Caritas Uganda.
Il tempo necessario per i rifugiati di raggiungere l’autosufficienza dipende dalla durata del tempo trascorso in Uganda e dall’accesso alla terra fertile, così come dalla qualità dei loro mezzi di sussistenza”.