L’antica storia della Candelora

Il giorno in cui la Chiesa celebra la Presentazione del Signore, verrà successivamente denominato "Candelora". Ecco perché

Candelora
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La festa che si celebra in tutta la Chiesa, il 2 febbraio, commemora la presentazione di Gesù al Tempio e la purificazione della Vergine Maria secondo la legge mosaica, come descritto nel Vangelo secondo Luca. Anticamente veniva celebrata il 14 febbraio, quaranta giorni dopo l’Epifania e la prima testimonianza la troviamo da Egeria. Nella tradizione cristiana, Egeria è il nome dato a una donna che compì un pellegrinaggio nella Terra Santa nel IV secolo. Ha scritto un resoconto dei suoi viaggi e delle sue osservazioni, comunemente noto come “Il pellegrinaggio di Egeria” o “Itinerario di Egeria”. I suoi scritti forniscono preziose informazioni sulle pratiche cristiane primitive e sulla liturgia.

La Candelora

Nel Vi secolo, la ricorrenza fu anticipata dall’imperatore Giustiniano (482-565) nel 542, con il consenso di Papa Viglio (537-555) al 2 febbraio, data in cui si festeggia ancora. A Bisanzio capitale dell’Impero Romano d’Oriente, originariamente si chiamava Festa di San Simeone, in ricordo dell’uomo giusto e pio com’è descritto nel Vangelo di Luca. Per i primogeniti, riservati a Dio come gratitudine per la liberazione dalla schiavitù in seguito all’eccidio di tutti i primogeniti d’Egitto – uomini e animali – si offrivano come riscatti cinque sicli. Per le madri povere come Maria, a titolo di purificazione, venivano portate un paio di tortore o due piccoli di colombe.

Questa particolare giornata è conosciuta come la “Candelora”, e un detto romano diceva: “Due febbraio, Candelora – dell’inverno semo fora; ma se piove o tira vento – nell’inverno semo dentro”. A conferma della credenza popolare, secondo la quale se in questo giorno farà bel tempo il periodo più crudo della stagione è da considerarsi superato; al contrario se le condizioni atmosferiche saranno avverse, dovremmo pazientare ancora un po’.

Un po’ di storia

C’è da ricordare che i primi popoli che abitarono il colle Palatino, erano pastori e avevano come protettore delle loro greggi il dio Fauno, che veniva chiamato Luperco, cioè difensore delle pecore contro i lupi, in suo onore era indetta verso la metà di febbraio, l’ origine esatta della festa è incerta, ma si pensa che abbia radici pre-romane e sia stata successivamente incorporata nella cultura romana. Si celebravano le Lupercalia per la purificazione dei pastori e degli animali; e in queste feste, con speciali riti e preghiere, venivano immolati dei capretti. Ultimato il sacrificio, i sacerdoti luperci, tagliavano dalla pelle degli animali uccisi alcune strisce e, vestiti soltanto di un grembiule, percorrevano la città.

Il dies februatus

Si credeva che essere percossi con queste strisce fosse nello stesso tempo, una purificazione, e una espiazione. Per tale ragione quel giorno si chiamò dies februatus, dalla voce latina februare, che significa appunto purificare ed espiare. I Lupercalia vennero soppressi da Papa Gelasio I (492-496) nel 492, egli li considerava un rimasuglio superstizioso e in qualche modo licenzioso. Successivamente tante feste e molte usanze rituali sia ebraiche, sia pagane, furono assorbite dalla religione cristiana, sfrondandole di ciò che potesse opporsi alla fede in unico Dio o esaltasse come sentimento religioso ogni sfogo di sensualità e di superstizione.

Candelora e candele

Le piccole candele che vengono distribuite in questo giorno ai fedeli, hanno sostituito le facellulae che venivano usate dai contadini all’inizio del mese di febbraio, per accendere il fuoco per la purificazione dei campi. Nel VII si svolgeva a Roma, una processione con le candele, cui la pietà popolare attribuisce virtù protettive contro la calamità, le tempeste, da ogni parrocchia si raggiungeva la chiesa di S. Adriano al Foro Romano, ( oggi non più esistente) e di qui si raggiungeva la basilica di S. Maria Maggiore.