L’incendio al campo profughi di Moria: il racconto di chi lo ha vissuto

Interris.it ha intervistato Giovanna Scaccabarozzi, referente medico MSF a Moria, dopo gli incendi che hanno devastato l'isola di Lesbo

Lesbo
Il campo di Moria, sull'isola greca di Lesbo

Migliaia di migranti sono fuggiti dal campo profughi di Moria, sull’isola greca di Lesbo dopo che diversi incendi hanno distrutto la maggior parte della struttura, la più grande d’Europa con 12.600 residenti.

Secondo le autorità greche, l’incendio che ha distrutto il campo profughi di Moria è stato appiccato da un gruppo di richiedenti asilo in segno di protesta per le terribili condizioni igieniche, aggravate dopo che alcune decine di ospiti sono risultati positivi al coronavirus. Cosa sta succedendo ora in quell’area della Grecia? Come stanno le migliaia di persone coinvolte? Su tutto questo Interris.it ha intervistato la dottoressa Giovanna Scaccabarozzi, referente medico MSF a Moria.

L’intervista

Gli effetti delle tensioni internazionali sono migliaia di rifugiati. In questo momento gli occhi sono puntati sulla Grecia. Che cosa sta accadendo?
“Sull’isola greca di Lesbo del campo rifugiati di Moria restano soltanto le tende bruciate. Dopo gli incendi che hanno distrutto parte del campo, costringendo migliaia di migranti a fuggire, ora migliaia di persone sono costrette a dormire ai margini delle strade. Abbiamo visto il fuoco divampare su Moria. Tutto il campo era inghiottito dalle fiamme, c’era un esodo di persone in fuga senza alcuna direzione. Bambini spaventati e genitori sotto shock. Ora stiamo lavorando per dare loro assistenza. Al momento c’è un solo punto di accesso all’acqua nel campo”.

In quali condizioni si trovano queste persone?
“La situazione è indescrivibile. Spesso abbiamo detto che Moria sembrava un inferno per gli abusi e i diritti negati. Con più di metà del campo ridotto in cenere, oggi Moria non sembra un inferno, lo è. È impensabile che questo avvenga in un centro d’accoglienza in Europa. La nostra clinica si è miracolosamente salvata dal fuoco, ma l’indomani dall’incendio, un gruppo di dimostranti ha bloccato la strada e non siamo riusciti ad entrare nella nostra clinica e a dare soccorso alle persone che avevano bisogno di cure. Siamo qui con un team d’emergenza per garantire cure alle persone ancora rimaste nel campo e per cercare di raggiungere gli altri che sono fuggiti e ora dislocati tra il campo e la città di Mitilene dove non possono entrare. Alcuni stanno provando a mettersi in contatto con noi, molti sono nostri pazienti della clinica, tra loro donne incinte e bambini malati che hanno bisogno di assistenza”.

Di che cosa c’è bisogno?
“È necessaria una risposta adeguata ai bisogni di queste persone. In questo momento ci sono persone anziane con problemi di salute, donne incinte e bambini che hanno paura e saranno esposti a ulteriori traumi a causa di tutto questo. Il governo dovrebbe proteggere queste persone. Stiamo seguendo gli sviluppi dell’evento e i nostri operatori si sono messi subito al lavoro per assistere le persone e valutarne i bisogni medici”.

Che cosa dovrebbe fare il governo greco e la comunità internazionale?
“L’Unione Europea ha declinato la propria responsabilità e non ha fatto quasi nulla per risolvere la situazione nel campo di Moria. Anni di sofferenza e violenze causati dalle politiche migratorie europee e greche sono la causa di questo incendio. Possiamo solo sperare che lo stesso disumano sistema di contenimento non rinascerà dalle ceneri di Moria. Chiediamo alle autorità greche – conclude la dottoressa Giovanna Scaccabarozzi –di adottare immediatamente un piano di risposta all’emergenza e di evacuare tutte queste persone in un luogo sicuro sulla terraferma o in altri paesi europei”.