Il Papa del Concilio in Calabria. L’eredità di un pontefice santo

Sono tante le targhe e le lapidi in vari posti della regione che ricordano la visita di Giovanni XXXIII, morto morì nella Città del Vaticano il 3 giugno 1963, giorno di Pentecoste per il calendario liturgico della Chiesa cattolica

Papa

Muore la sera del 3 giugno 1963, sessanta anni fa, Giovanni XXIII, il papa buono. “Il segreto del mio sacerdozio sta nel Crocifisso che volli porre di fronte al mio letto, egli mi guarda e io gli parlo. Quelle braccia allargate dicono che egli è morto per tutti. Nessuno è respinto dal suo amore, dal suo perdono. Ut unum sint!”,  ha confidato due giorni prima al suo confessore. Roncalli viene sepolto prima nelle grotte vaticane e successivamente nella basilica di San Pietro. Giovanni XXIII morì nella Città del Vaticano il 3 giugno 1963, giorno di Pentecoste per il calendario liturgico della Chiesa cattolica. Papa

Papa buono

Nel suo percorso di giovane sacerdote, prima di essere vescovo, cardinale e papa, Angelo Giuseppe Roncalli, ha guidato, come Presidente, il Consiglio Centrale per l’Italia della Pontificia Opera della Propagazione della Fede per sensibilizzare e ravvivare l’attenzione all’ideale e alle attività missionarie della Chiesa. In questa veste visita diverse città italiane. Tra queste anche diocesi e città calabresi ed ha modo di conoscere le molteplici sfaccettature. Quel viaggio è raccontato oggi nel volume “Roncalli in Calabria”, edito da Tau e scritto dal giornalista Raffaele Iaria, originario di Scala Coeli (Cosenza) che pubblica pagine del diario del giovane Roncalli, lettere e anche testimonianze di alcuni vescovi calabresi che hanno incontrato Roncalli da Papa e parlato di quel viaggio. L’ultima visita nella regione la fa al santuario di San Francesco di Paola, il 29 novembre 1922. Papa

Tra i baraccati

Il viaggio nella regione era iniziato il 3 novembre di quell’anno da Nicastro, poi Pizzo, Monteleone, Tropea. Dove col vescovo Felice Cribellati tra l’altro visita  la nuova tipografia della diocesi al lumicino di una candela. E poi Nicotera, Gioia Tauro, fino a Reggio Calabria, che a distanza di 14 anni dal 1908 mostra ancora i baraccati del terremoto che aveva causato morti, feriti, chiese distrutte. E ancora Catanzaro, Squillace, Cariati, Rossano, Cassano, San Marco Argentano, Cosenza fino a Paola.  E’ stata l’occasione – dice l’autore del libro, Raffaele Iaria – per conoscere la Calabria e per incontri con tante persone “buone e generose”. Dai quali ha ricevuto anche tanti conforti spirituali che non dimenticherà. Ma anche la Calabria non dimentica: sono tante le targhe e le lapidi in vari posti della regione che ricordano quella visita e che sono citate nel volume.Papa

Per la pace

Giovanni Paolo II è passato alla storia come il Papa del Vaticano II. In coincidenza con l’evento conciliare si stagliò più nitidamente il suo ruolo di sulla scena internazionale. L’apertura del Concilio avvenne nel pieno della gravissima crisi tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Nota come la crisi di Cuba che aveva fatto aleggiare sul mondo la minaccia di un conflitto atomico. In quell’occasione Giovanni XXIII, evidenzia la Treccani, mise in gioco tutta la propria influenza sulle due parti. E cioè l presidente americano di religione cattolica J.F. Kennedy, e il premier sovietico Chruščëv, e sull’opinione pubblica mondiale. Per favorire una soluzione pacifica e consensuale della crisi. E salutò con esultanza il superamento del massimo punto di tensione con il radiomessaggio del 25 ottobre rivolto anche a “tutti gli artefici della pace, a tutti coloro che di cuore sincero lavorano per l’autentico bene degli uomini”. Da quell’episodio prese le mosse una più intensa attività pontificia di relazioni con l’Est europeo volta ad attenuare il persistente stato di oppressione in cui giacevano le comunità cattoliche del mondo comunista. E sfociata all’inizio del 1963 nella liberazione del metropolita ucraino J. Slipyj. Il 7 marzo G. ricevette in udienza particolare A.I. Adžubej, direttore del giornale di Mosca Izvestija e genero di Chruščëv, con la moglie Rada.papa

Pacem in terris

Il testo fondamentale del pontificato giovanneo, evidenzia l’Enciclopedia italiana, è l’enciclica “Pacem in terris, pubblicata l’11 successivo, indirizzata all’episcopato, al clero e ai fedeli di tutto il mondo. “Nonché a tutti gli uomini di buona volontà”, documento cardine del suo Magistero. Nella “Pacem in terris il discorso di Giovanni XXIII si sviluppava su tre piani interconnessi. Ossia i rapporti tra i cittadini e le autorità politiche. Le relazioni tra le comunità politiche. E i rapporti dei cittadini e delle comunità nazionali con la comunità mondiale. Il nocciolo dell’enciclica era l’affermazione di un ordine giusto voluto da Dio, incentrato sulla dignità dell’uomo. E gradualmente riflesso nella storia dall’evoluzione delle istituzioni umane. La struttura del testo ricordava quella di una dichiarazione dei diritti, ma di portata e dimensione sovranazionale. Definiti i diritti fondamentali della persona, da quelli elementari (il cibo, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche). Fino ai “diritti a contenuto politico”. E i corrispondenti doveri, il documento delineava un sistema di rapporti tra le comunità politiche basato sulla loro uguaglianza “per dignità di natura”. Sul loro diritto a un’esistenza indipendente, sulla tutela delle minoranze, sull’accoglienza dei profughi politici. Sulla solidarietà e sulla reciproca fiducia come unica possibile alternativa alla corsa agli armamenti, convenzionali e nucleari. Ne discendeva il profilo di un ordine giuridico e politico mondiale corrispondente al “bene comune universale”. E che necessita di adeguati “poteri pubblici”. Istituiti consensualmente. E finalizzati al riconoscimento, al rispetto, alla tutela e alla promozione dei diritti della persona. Fatto salvo il principio di sussidiarietà.

Segni dei tempi

Motivo di fondo dell’enciclica era il riferimento ad aspetti salienti del mondo contemporaneo, mediante un continuo richiamo ai “segni dei tempi”. Venivano evocati, come segni dei tempi, l’ascesa economico-sociale delle classi lavoratrici. L’ingresso della donna nella vita pubblica, l’emancipazione politica dei popoli ex coloniali. La coscienza dei diritti civili e politici espressa negli ordinamenti costituzionali. La diffusa “persuasione che le eventuali controversie tra i popoli non dovessero essere risolte con il ricorso alle armi. Ma invece attraverso il negoziato” E infine, l’opera delle Nazioni Unite. La cui Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo era additata come una tappa importante “nel cammino verso l’organizzazione giuridico-politica della comunità mondiale”.