James Brown, giallo sulla morte del “Padrino del soul”

Sono trascorsi 13 anni (ragionando per millesimo) dalla morte del cantante James Brown e, quasi per uno scherzo del destino, è lo stesso numero di persone che, nel corso del tempo, ha avanzato richiesta alle autorità di approfondire le circostanze che portarono alla sua scomparsa. E' la Cnn a riproporre la questione, riportando all'attenzione una vecchia inchiesta condotta proprio in virtù dell'insistenza dei suddetti 13 (compreso il medico che firmò il certificato di morte) a vederci chiaro visto che, secondo il dottor Marvin Crawford, Brown “cambiò troppo rapidamente, non avrei mai previsto che andasse in arresto cardiaco. Ma morì quella notte e mi chiesi che cosa andò storto in quella stanza”. Il cantante americano, noto al grande pubblico come il Padrino del Soul, si spense nella notte di Natale del 2006, in una camera dell'Emory Crawford Long Hospital, dove era stato ricoverato per una forte forma di polmonite due giorni prima. Spirò per aritmia cardiaca, nonostante fosse parso che il malore fosse superato.

La richiesta dei familiari

E allora, due dozzine di anni dopo, la Cnn torna ad affermare che solo un'autopsia e un'indagine forense potranno stabilire cosa successe davvero e quali siano state le cause del decesso. Di James Brown ma anche della sua terza moglie, Adrienne, anch'essa al centro dell'inchiesta: la donna scomparve nel 1996, dopo un intervento di chirurgia plastica dal quale si stava rimettendo. Secondo quanto riportato dalla Cnn, in base a colloqui con i familiari di James Brown, anche la loro richiesta sarebbe di procedere con un esame forense. Già nel 2006, un amico del cantante avanzò l'ipotesi che la sua morte potesse non essere frutto di circostanze fortuite o che, comunque, le cause fossero da approfondire.

Il caso Adrienne

Stesso discorso, dieci anni prima, per la terza moglie Adrienne in merito alla quale, nel 2017, venne fuori un taccuino appartenuto al detective che indagò sulla sua morte, mostrandolo ai reporter della Cnn e specificando come appartenesse a sua volta a un informatore che, nel 2001, glielo aveva consegnato. In quei fogli, pare che l'informatore sostenesse come un medico avesse confessato di aver somministrato alla Brown una dose di stupefacenti tale da procurarle un'overdose. Il medico, interpellato dalla stessa Cnn, ha negato ogni accusa.