Don Di Noto e don Coluccia ricevono il Premio Paolo Borsellino

I due sacerdoti, impegnati da anni nella lotta contro l'illegalità, hanno ricevuto il riconoscimento a L'Aquila. L'intervista a don Di Noto

Infanzia
Don Fortunato di Noto

Don Fortunato Di Noto e don Antonio Coluccia hanno ricevuto il Premio Nazionale Paolo Borsellino. La cerimonia si è svolta a L’Aquila perché si sono distinti “per aver offerto un’azione significativa contro ogni forma di potere mafioso, d’ingiustizia e di violenza. L’intervista a don Fortunato Di Noto. 

A don Fortunato Di Noto e don Antonio Coluccia il premio Paolo Borsellino

Due sacerdoti impegnati nella lotta all’illegalità premiati oggi, 28 ottobre, a L’Aquila, alla 31.ma edizione del “Premio Nazionale Paolo Borsellino”, voluto dal comune del capoluogo abruzzese con la collaborazione dell’Associazione Società Civile e dell’Associazione Nazionale Magistrati per quanti si contraddistinguono per il loro impegno sociale e civile ed offrono un’azione significativa contro ogni forma di potere mafioso e contro ogni forma d’ingiustizia e di violenza. Questa mattina, all’Auditorium del Parco, fra gli altri, hanno ricevuto il riconoscimento nell’ambito “legalità” don Antonio Coluccia, prete simbolo della lotta alla criminalità a Roma, che opera nelle periferie della capitale e in modo particolare a Tor Bella Monaca, considerata la piazza di spaccio più grande d’Europa, che da anni vive sotto scorta perché vittima di gravi intimidazioni, e don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’Associazione Meter, per il contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia. Sacerdote siciliano, don Di Noto da anni si impegna a favore dei bambini e si batte per denunciare crimini e reati che coinvolgono i minori, oltre a segnalare reti di pedofili nel web. L’Associazione Meter, tra l’altro, ha anche indicato più volte il potenziale pericolo dell’intelligenza artificiale, che potrebbe causare un aumento di abusi sessuali sui minori, e che viene utilizzzata da diversi produttori di pedopornografia per prodotti video e fotografici già immessi nel dark web e deep web a disposizione di pedofili. Per don Di Noto è urgente contrastare questo nuovo fenomeno con una sensibilizzazione capillare.

L’intervista a don Fortunato Di Noto

Che cosa significa il premio Paolo Borsellino che vi è stato conferito?

Certamente, è un premio di grandissimo prestigio, che fa riferimento a un uomo, un cittadino italiano, un magistrato, che ha dato la vita per la legalità contro le mafie. Evidentemente il riconoscimento che ci è stato dato mostra l’attenzione, da parte dell’organizzazione del premio, verso la nostra attività di contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia e così, ricevere anche il complimento e il ringraziamento da parte del dirigente nazionale della Polizia postale, Ivano Gabrielli, che ci ha incoraggiato e ringraziato per le attività di contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia, è un attestato di plauso e di incoraggiamento che ci offre la possibilità, come associazione, di continuare. Noi siamo stati pionieri nel campo e vorremmo continuare a fare di più, vorremmo continuare a salvare più vite, e soprattutto evitare che accada l’abuso. Allora un premio non è per me, personalmente, o per Meter, ma è certamente per tutto ciò che abbiamo fatto per i bambini in questi trent’anni di attività.

Il fenomeno della pedofilia e della pedopornografia continua a preoccupare e adesso si pone anche il problema dell’intelligenza artificiale usata per creare contenuti pedopornografici. Come far fronte a quest’altro problema?

Già facciamo fatica nel contrastare “la normalità” del fenomeno stesso nella produzione di materiale pedopornografico, video e foto. C’è una fatica nel contrastarlo anche perché quelle foto e quei video rappresentano bambini reali. Certamente l’intelligenza artificiale ha posto in essere un’altra sfida, quella di ricreare video o foto con immagini di bambini con simulazione. E il contratto diventa più difficile, l’individuazione diventa più complessa. Però dall’altra parte si può pensare a delle norme che vanno a colpire la produzione con l’intelligenza artificiale di questo materiale che coinvolge, anche se fittiziamente, i minori. Bisogna allearsi in questo contrasto e bisogna ribadire il fatto che le immagini che rappresentano – anche se non vere, perché elaborate con la nuova tecnologia e con l’intelligenza artificiale – sono sempre un’incitazione all’abuso. Basta, probabilmente, poco, forse manca la volontà. Del resto una grande volontà di contrastare il fenomeno della pedopornografia on-line da parte dei server e provider non c’è al cento per cento, allora, probabilmente, bisogna fare di più da questo punto di vista.

Ci sono già delle iniziative per contrastare questo nuovo fenomeno?

Le iniziative riguardano la sensibilizzazione dei legislatori che si assumono la responsabilità di poter attuare seriamente delle norme limitative e di condanna. Evidentemente la sfida dell’intelligenza artificiale – ma già abbiamo avuto la sfida del metaverso, attraverso il quale sono accaduti degli abusi sessuali nei confronti di minori – richiede una sensibilizzazione. Occorre capire profondamente cos’è che ci sta portando a una nuova visione dell’uomo, a una nuova percezione anche dell’abuso, che, apparentemente, sembra virtuale, ma sappiamo benissimo che il virtuale non esiste, semmai parliamo di una vita reale amplificata, che va a incidere nell’aspetto cognitivo dei minori, nel mondo adulto che già vive una deriva esistenziale delle periferie digitali. Allora riteniamo opportuno sensibilizzare per far sì che ci si assumano responsabilmente delle iniziative di contrasto. Il contrasto è posto dalla regola che si dà, e la regola, sicuramente, può salvare ancora tante vite di minori e di persone vulnerabili.

Voi siete impegnati da anni contro la pedofilia e la pedopornografia, perché è così difficile combattere queste problematiche?

Io lo ribadisco da più di trent’anni, parliamo di minori che vengono coinvolti, di bambini che vengono abusati, che sono già abusati, che abbiamo ucciso nella loro intimità, con delle conseguenze di effetti collaterali, effetti personali a lungo termine. È bene dire e puntualizzare che la pedofilia e la pedopornografia colpiscono dei bambini innocenti. Sappiamo, inoltre – ed è confermato anche da tante realtà di investigazione e di polizia nazionale e internazionale – che si è sviluppata anche una pedocriminalità, ossia strutture di gruppi che sfruttano i bambini, per scopi personali e guadagnando sulla loro innocenza. Pertanto, bisogna continuare a informare, a formare, ad alzare il livello dell’attenzione, cosa che di fatto non c’è nel mondo. Capisco e comprendiamo le grandi fatiche del mondo, le grandi situazioni di sofferenza, di guerre, di fame che ci sono nel mondo, di abbandono di bambini su altri versanti, però, se è pure vero che l’abuso sessuale sui minori – come ha detto Papa Francesco qualche anno fa – è un omicidio psicologico, si uccide anche in maniera quasi definitiva il bambino e la persona. Allora è necessario alzare il tiro perché tutto questo non accada o diminuisca. Sono fondamentali le collaborazioni, è una battaglia che non si vince da soli, è una battaglia contro il male e si vince insieme. E credo che, se scendiamo in campo insieme, la differenza la possiamo fare tutti.

Parliamo di tutele, quali nuove norme proteggono i minori?

Le norme, in un certo qual senso, per quanto riguarda le leggi italiane, sono perfettibili ma sono abbastanza coordinate, mirate. Ma dati i nuovi reati informatici a danno dei minori, che si sviluppano sempre di più, occorre adeguare qualche norma. Ad ogni modo la legge italiana ha un suo sistema di intervento: se scatta la denuncia l’indagine si apre e si va a colpire chi abusa di minori. Nell’ultimo report del Dipartimento di polizia criminale si parla di più di 7mila violenze sessuali su minori nel territorio italiano solo nel 2022. Un numero che sembra piccolo, ma in realtà parliamo di più di 7mila minori che hanno vissuto il dramma dell’abuso. Le norme ci sono, ma bisogna snellirle. Non bisogna aspettare decine di anni per arrivare a una sentenza definitiva, occorre fare prevenzione e informazione nei territori, investire anche risorse per il territorio attraverso le agenzie educative, affinché si possa intervenire direttamente, attraverso una cultura della protezione e della sicurezza, ad esempio sull’utilizzo corretto ed efficace dei social, che sono fondamentali, ma occorre inibirne l’utilizzo per una certa fascia di età, anche se già le norme ci sono. È una questione, secondo il mio parere e secondo l’esperienza di Meter, di coordinamento che deve essere sempre maggiore per contrastare il fenomeno.

Nel vostro impegno nella lotta alla pedofilia e alla pedopornografia, cosa vi ispira la figura di Paolo Borsellino?

Paolo Borsellino ci ispira, innanzitutto, trasparenza, lealtà, coerenza, il rispetto per lo Stato e soprattutto per le persone che subiscono l’illegalità, la violenza, il sopruso. Paolo Borsellino è, certamente, anche per me una figura di elevata ispirazione anche alla luce del Vangelo, perché non c’è giustizia senza un operare per qualcosa che è più grande e che ha la capacità di mostrare all’uomo la possibilità di volersi bene, di rispettare e di guardare nell’altro l’umano e non il disumano. Paolo Borsellino mi aiuta a continuare nell’impegno personale cristiano e soprattutto insegna che è possibile cambiare le cose. Paolo Borsellino, insieme ad altri, veramente è una figura di grande ispirazione, soprattutto un grande testimone del tempo passato che ancora oggi continua a camminare con la testa e le gambe di qualcun altro. Io sono un piccolo qualcun altro e anche io cerco di fare la mia parte.

Da Vatican News