CENTO ANNI FA NASCEVA BILLIE HOLIDAY, LA DEA DEL JAZZ

Soprannominata anche Lady Day è annoverata nell’Olimpo della musica come una delle migliori vocalist del jazz. Nata il 7 Aprile 1915 a Philadelphia, Eleonora Fagan, questo il suo vero nome, si è riscattata da un’infanzia difficile iniziando la carriera di cantante nei club di Harlme utilizzando il nome d’arte B. E’ il 1929 quando la sua voce non addomestica ma istintiva conquista il popolo statunitense cantando accompagnata dalsassofonista Kenneth Hollan, ed esibendosi nei locali che pullulano il quartiere. Nel 1932, a soli 17 anni prenderà il posto della nota cantante Monette Moore al Covan’s club, ed è qui che viene notata da John Hammond, produttore che le farà incidere i suoi primi singoli, “Son-in-Law” e “Riffin-the-Scotch”.

Dalla metà degli anni Trenta la sua voce comincia a scalare le vette del successo arrivando ad esibirsi con i grandi del jazz come Louis Armstrong e Lester Young, sfidò il clima di razzismo che in quegli anni era particolarmente diffuso in America, cantando insieme a musicisti bianchi. Nel suo repertorio i cavalli di battaglia che hanno sostenuto la carriera sono canzoni come “God Bless the Child”, “Strange Fruit” e “The man I love”, straordinari pezzi senza età che ancora oggi risultano tra i più ascoltati dagli intenditori del genere.

Ma se da un lato la sua vita procedeva sotto i riflettori dei palchi più ambiti della musica, la sua storia personale è vissuta all’ombra di grandi sofferenze come lo stupro subito da bambina e delusioni amorose che la condussero sulle vie dell’alcool e della droga. E’ così che all’età di 44 anni si spegne a New York consumata da una cirrosi epatica il 17 luglio del 1959. La sua eredità fa parte oggi del patrimonio jazz di cui i cantanti del Novecento hanno goduto.