Marco Caprai: “Il mio sogno di inclusione nelle vigne del Sagrantino”

L'intervista di Interris.it a Marco Caprai, titolare dell'azienda vitivinicola Arnaldo Caprai di Montefalco che negli anni ha dato la possibilità ad oltre duecento persone richiedenti asilo di trovare impiego nelle sue cantine

Marco Caprai, A.D. dell'azienda vitivinicola Arnaldo Caprai e l'uva del Sagrantino di Montefalco

“Imprenditoria etica”. E’ una delle motivazioni che hanno spinto lo scorso febbraio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a conferire, motu proprio, trenta onorificenze al Merito della Repubblica Italiana. Si tratta dei cosiddetti premi agli “eroi civili”: 30 cittadini e cittadine che ogni anno si distinguono per l’impegno sociale. Tra questi, figura un nome di spicco tra gli amanti del buon bere.

Si tratta di Marco Caprai, imprenditore umbro titolare della rinomata azienda vitivinicola Arnaldo Caprai, produttrice del “Sagrantino” di Montefalco. Caprai è stato insignito, si legge nelle motivazioni, poiché “in quanto amministratore delegato di un’importante azienda vitivinicola, ha dato la possibilità ad oltre duecento persone richiedenti asilo, di trovare un impiego presso la cantina della sua attività”. Il 20 marzo riceverà l’onorificenza dal Presidente in persona per “imprenditoria etica”:è la prima volta che un produttore di vino riesce nell’impresa.

La storia dell’azienda Arnaldo Caprai

La storia dell’azienda inizia nel 1971, quando Arnaldo Caprai, già imprenditore umbro nel settore tessile, acquista quarantadue ettari a Montefalco per realizzare il sogno di condurre un’azienda agricola per la produzione di vino. Nel 1986 l’arrivo del figlio Marco alla conduzione dell’Azienda segna il punto di svolta nella storia vitivinicola del territorio. Nel 1989 inizia il “Progetto Sagrantino” in collaborazione con l’Università di Milano, con il preciso intento di recuperare la varietà e diffondere il nome dell’allora quasi sconosciuto vitigno autoctono nel mondo. Nel 2005, il Sagrantino “25 anni” viene nominato “Miglior vino d’Italia” dalla Guida delle Guide stilata da Milano Finanza. Un impegno imprenditoriale che, da qualche anno, è anche etico, poiché tra le vigne lavorano (o hanno lavorato) molti migranti richiedenti asilo.

“Il lavoro è il primo passo verso l’integrazione e l’autonomia” spiega lo stesso Marco Caprai intervistato da Interris.it per aver ricevuto l’onorificenza al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Mattarella.

L’intervista a Marco Caprai

Come è iniziata l’opera di inclusione lavorativa dei richiedenti asilo?

“Abbiamo iniziato quasi per caso diversi anni fa grazie a un sacerdote della Caritas di Foligno che parlava inglese e chiedeva un lavoro in campagna per i ragazzi richiedenti asilo che seguiva. La campagna è un posto in cui il lavoro si trova sempre: c’è sempre bisogno di manodopera. L’agricoltura in questo senso è la prima forma di inclusione. Perché il lavoro, il contratto, lo stipendio permettono di dare stabilità a queste persone che lasciano i loro Paesi per cercare fortuna, per costruire un futuro migliore per sé e per la propria famiglia. Così è iniziata questa opera non solo caritatevole, ma anche necessaria per l’azienda”.

In che senso?

“Perché i ragazzi migranti che lavorano con noi danno un grande aiuto all’azienda: loro stanno lavorando in un settore, quello primario, che ha grande carenza di manodopera.  Non solo i lavoratori sono sempre meno – penso ad esempio a figure specifiche come i trattoristi, sempre più rari – ma l’età media di chi lavora è sempre più alta. I lavotori delle campagne sono pochi e anziani, per riassumere”.

A quanti richiedenti asilo avete dato lavoro finora?

“In questi sei-sette anni, hanno lavorato in azienda circa 150-200 migranti. Alcuni negli anni hanno trovato altro, si sono spostati o hanno cambiato Nazione. Altri, invece, si sono stabiliti in zona, hanno imparato l’italiano, affittato casa, preso la patente, si sono ricongiunti con i familiari. Insomma, il lavoro e un reddito regolare ha permesso loro di costruirsi una vita normale. Hanno portato anche quel sentirsi parte di qualcosa, in questo caso di un’azienda come la nostra, la Arnaldo Caprai che ha una storia e un’identità importante: produciamo vino a Montefalco dal 1971. Il mondo agricolo inoltre ha bisogno di forze nuove, di energie giovani, perché è un mondo che sta diventando sempre più vecchio. Dunque, far lavorare i richiedenti asilo è anche un’opportunità importante per ringiovanire il nostro settore. Purtroppo il nostro è un lavoro stagionale: per tale motivo si fa così fatica a trovare manodopera, perché non è garantito tutto l’anno”.

A tal proposito, cosa servirebbe per implementare l’offerta di lavoro?

“Servirebbe maggiore collaborazione tra aziende, terzo settore e istituzioni. E snellire la burocrazia. E’ necessario inoltre aiutare concretamente i lavoratori stagionali che, in quanto tali, hanno bisogno di essere supportati nei mesi in cui non si lavora o si lavorano poche ore. Le campagne hanno bisogno di lavoratori, anche stranieri. Ma anche i migranti hanno bisogno delle campagne! Perché il lavoro è il primo passo verso l’integrazione. Una strada lunga, certo, ma tutta in salita senza un’occupazione stabile e continuativa”.