Sangue a Mubi e Bangui: attacchi agli edifici religiosi

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Giornata di sangue in Africa, dove almeno 28 persone sono rimaste uccise in un attentato kamikaze contro una moschea di Mubi, nel nord della Nigeria. Un brutale attacco del quale, probabilmente, è responsabile il nucleo fondamentalista di Boko Haram, stanziato nella regione del Borno, nella medesima area geografica. Secondo il portavoce della polizia locale, Othman Abubakar, la prima deflagrazione sarebbe avvenuta mentre i fedeli erano ancora impegnati nella preghiera pomeridiana, mentre la seconda avrebbe colpito il gruppo mentre tentava la fuga all'esterno dell'edificio religioso, fortemente danneggiato dalle esplosioni. Del resto, la moschea di Mubi era già stata al centro di un sanguinoso attentato terroristico, durante il quale trovarono la morte non meno di 50 persone.

Terrore a Bangui

Un attacco simile è stato messo in atto anche a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, dove un commando formato da un numero imprecisato di terroristi, ha lanciato granate contro una chiesa cattolica mentre i fedeli stavano ancora celebrando messa: almeno 16 i morti e decine i feriti. L'edificio di culto in questione è la chiesa di Notre Dame di Fatima, nel centro della capitale centrafricana, la stessa nella quale Papa Francesco aveva inaugurato il Giubileo della Misericordia quasi tre anni e fa e dove un nutrito gruppo di persone stava quest'oggi celebrando la fraternità di San Giuseppe. Il gruppo di attentatori è comparso improvvisamente, lanciando le bombe a mano contro la struttura (situata a non troppa distanza dai quartieri dell'enclave musulmana, i Pk5) e al suo interno, provocando una strage il cui bilancio è ancora provvisorio. Un terrore che ritorna quello di Notre Dame di Fatima, già oggetto di un assalto analogo nel maggio del 2014 (avvenuto tre giorni dopo il linciaggio di tre musulmani nel Pk5) costato la vita a 15 persone.

Le prime testimonianze, diffuse da Radio France intercontinentale, avevano riportato il conteggio dei morti a 9 persone uccise, a una sessantina quelle ferite. Anche un sacerdote, p. Albert Toungoumalè-Baba, sarebbe fra le vittime dell'attentato a colpi di granate. Successivamente, come raccontato dai media locali, il commando avrebbe esploso alcuni colpi di armi semiautomatiche provocando altre vittime prima di essere respinto dalle Forze di sicurezza.