In difesa della vita. Si mobilita la diocesi di Aversa

La diocesi di Aversa a difesa della vita. L’uso individualistico della libertà mette in pericolo le relazioni e la “casa comune”, mentre “siamo chiamati a riflettere sul tipo di società che vogliamo impegnarci a costruire con la libertà che Dio ci ha donato"

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Libertà è Vita”: è questo il filo conduttore della settimana che la comunità diocesana di Aversa vive dal 7 al 14 febbraio. Una settimana necessariamente ridimensionata rispetto alle precedenti edizioni, riferisce il Sir. Tuttavia gli eventi previsti in calendario, seppur limitati, toccano l’ampio spettro di argomenti. Suggeriti dal tema indicato dalla Cei per la 43ª Giornata nazionale per la vita.Vita

Senso di responsabilità

“In questo difficile periodo storico segnato dalla pandemia, tutti noi abbiamo sperimentato la drammatica limitazione delle libertà personali”, spiega all’agenzia dei vescovi don Massimo Spina. Il sacerdote è direttore dell’Ufficio diocesano per la famiglia e la vita. “Anche per questo motivo abbiamo modificato leggermente lo slogan della Giornata per la vita. E abbiamo voluto rafforzarne il senso. Trasformando la congiunzione in verbo. E, quindi, sosteniamo che la ‘libertà è vita’. Intendiamo puntare l’attenzione sul reale valore (sociale, politico e religioso) della libertà. Ciò implica anche un senso di responsabilità”.

L’amore è la vera libertà

L’uso individualistico della libertà mette in pericolo le relazioni e la “casa comune”. Mentre “siamo chiamati a riflettere sul tipo di società che vogliamo impegnarci a costruire. Con la libertà che Dio ci ha donato. La responsabilità, prosegue don Massimo Spina, è quell’asse che unisce la libertà e la vita. Portandoci oltre la nostra libertà per accogliere la vita di altre persone nel nostro orizzonte. Del resto, Papa Francesco ci ricorda spesso come sia l’amore la vera libertà. Perché distacca dal possesso e ricostruisce le relazioni”.

Testimonianza coerente

Per la Cei la “sensibilizzazione e formazione delle coscienze non può essere disgiunta da una testimonianza coerente dei credenti”. E’ necessario oggi “assumere la responsabilità. Anche andando contro corrente“. La responsabilità è quella di difendere la vita umana concepita. La vita delle persone emarginate. E quella dei morenti”. Non solo con il coraggio della parola e degli scritti. Ma “anche con precise scelte operative. Con iniziative di gruppo. E con la riconversione delle istituzioni. Anche con l’impegno sociale e politico dei credenti che vivono nella società pluralista. Allo scopo di non far mancare anche nella legislazione il massimo di sostegno alla vita umana più bisognosa”, evidenzia la Cei.