“La legalità non è un lusso in pandemia”. Intervista al presidente dell’Autorità Anticorruzione, Busia

Intervista a Interris.it dell'avvocato Giuseppe Busia, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac)

“È proprio durante le situazioni di emergenza che la legalità diventa un bene ancor più prezioso“, afferma a Interris.it l’avvocato Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ed ex segretario generale dell’Autorità Garante per la Privacy.Busia

Busia, giurista e grand commis

Avvocato nuorese, figlio d’arte, Busia è in possesso di un ricco curriculum di studi e specializzazioni. Dopo la laurea in giurisprudenza, ha conseguito il dottorato di ricerca in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparate alla Sapienza di Roma. E il dottorato di ricerca in Diritto dell’economia all’Università degli Studi di Foggia. Numerosi anche i titoli internazionali in Europa, Stati Uniti, e Nord Africa. Lunga anche l’esperienza come docente in numerose università in Italia e all’estero. Busia

Al servizio dello Stato

Dal 2008 al 2012 è stato segretario generale dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Dal 2006 al 2008 è stato direttore della Conferenza Stato–Regioni e segretario della Conferenza Unificata Stato, Regioni e Autonomie locali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Dal 1998 al 2005 ha fatto parte dell’Autorità di Controllo Comune istituita dalla Convenzione Europol. Ed è stato vicepresidente del Comitato di Appello e dell’Autorità di Controllo Comune sull’uso dell’informatica nel settore doganale. Ad agosto scorso il Consiglio dei ministri lo ha scelto come successore di Raffaele Cantone al vertice dell’Anac.
Busia
C’è il rischio che la legalità possa essere considerata un “lusso” in tempi di emergenza come quelli odierni?

Guai a commettere un simile errore, dando l’idea che le regole possano essere aggirate o derogate. Il risultato sarebbe unicamente quello di favorire chi lucra sull’emergenza. Trasformando la pandemia in un’occasione di guadagno illecito. Attraverso la strumentalizzazione delle disgrazie altrui”.A cosa si riferisce?

“Ricordo che la legalità, oltre ad assumere valore sotto il profilo etico-morale, è anche diretta espressione del dovere generale di fedeltà alla Repubblica. E di osservanza della Costituzione e delle leggi. Un dovere che impegna ogni cittadino. E che trova un rafforzamento specifico per i funzionari pubblici. Chiamati a garantire il rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione ai sensi dell’articolo 97 della Carta fondamentale”.Foto © Quirinale

Papa Francesco e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella hanno richiamato più il valore sociale del rispetto della legalità.  Su quali basi ideali universali poggia questo valore?

“Con la loro indiscussa autorevolezza, il Santo Padre e il Capo dello Stato sottolineano ancora una volta l’importanza della lotta contro la corruzione. Una piaga che non si sconfigge da soli. Ma con la collaborazione e l’impegno di tutti. Il valore sociale del rispetto della legalità si connette con il rispetto dell’uomo e dell’ambiente in cui vive. Onestà non vuol dire solamente non appropriarsi di beni altrui. Ma, più in generale, rispettare gli altri e il loro essere. È quindi uno dei cardini della convivenza civica. Un pilastro ineliminabile del vivere sociale”.porporaPuò farci un esempio?

“Il Presidente della Repubblica ha detto che la corruzione è un furto di democrazia. Con ciò  intendeva evidenziare un dato di realtà indiscutibile. Quando la corruzione impedisce a una impresa sana di aggiudicarsi un appalto o ad un cittadino onesto di vincere un concorso pubblico, rompe il patto di fiducia tra cittadini e Stato. Minando le basi dell’essere società e facendo venire meno il vincolo di solidarietà economica e sociale di cui all’articolo 2 della Costituzione. Nel contempo alimentando disuguaglianze e discriminazioni. In violazione dei principi di cui all’articolo 3 della Carta fondamentale”.E il Pontefice?

“Il Santo Padre, con la sua famosa frase ‘la corruzione spuzza’, rese perfettamente l’idea di un fenomeno pervasivo. Che si alimenta anche dell’indifferenza o della rassegnazione. Perché basta girarsi dall’altra parte per esserne complici”.Busia Nuove generazioni e rispetto della legalità. Quali sono i modelli da poter indicare ai giovani?

“Prima di tutto, penso alla grande maggioranza di cittadini onesti che svolgono il proprio lavoro. Ai tanti servitori dello Stato che operano nelle pubbliche amministrazioni ‘con disciplina e onore’. Come recita l’articolo 54 della Costituzione. Ecco, sicuramente la nostra Carta costituzionale è un faro al quale devono guardare i giovani”.

A cosa si riferisce?

“La prevenzione della corruzione, assieme alla tutela del merito, dello studio e del lavoro, contribuiscono a creare le condizioni affinché tutti possano avere una vita dignitosa. E possano concorrere al progresso sociale ed economico del Paese. Indicherei loro chiunque non si giri dall’altra parte. E anche chi, come i whistleblower, denuncia possibili atti illeciti commessi all’interno della pubblica amministrazione. Per fare il proprio dovere, a volte non c’è bisogno di guardare lontano. Basta ispirarsi alle regole elementari del vivere comune. Ai valori etici che sono alla base della nostra società”.A quali maestri del pensieri si può attribuire un contribuito significativo alla definizione giuridica e filosofica di legalità?

Anche per rimanere ancorati alle fondamenta costituzionali, potremmo ricordare la figura di Giuseppe Dossetti. Padre costituente, che in alcuni suoi ultimi discorsi parlò della Costituzione come legge superiore. E pietra angolare della legalità che regge l’unità nazionale. Torniamo sempre lì, alla nostra Costituzione come sorgente della nostra democrazia. E insieme come percorso da seguire per rafforzarla e farla crescere. In essa sono raccolti i valori fondanti. Nei quali ognuno può e deve riconoscersi. E nei quali sono ben chiari i diritti e i doveri che ogni cittadino è chiamato a rispettare”.