42 ANNI FA IL GOLPE IN CILE DI AUGUSTO PINOCHET

Il golpe cileno del 1973 fu uno degli eventi centrali della storia del Cile. Per risolvere la situazione che si venne a creare durante le elezioni presidenziali del 1970 (Salvador Allende con il 36,3%, il conservatore Jorge Alessandri Rodriguez 35,8%, e il cristiano-democratico Radomiro Tomic 27,9%) il Congresso votò l’approvazione della maggioranza relativa ottenuta da Allende. Alcune classi sociali cilene si opposero alla sua presidenza, così come gli Stati Uniti che esercitarono una pressione diplomatica ed economica sul governo. L’11 settembre 1973 le forze armate cilene rovesciarono Allende, che morì durante il colpo di Stato. Una giunta guidata da Augusto Pinochet prese il potere.

Il generale Pinochet, alla guida dell’esercito, cinse d’assedio il Palazzo presidenziale, attaccandolo via terra e bombardandolo con dei caccia di fabbricazione britannica. Allende morì nel corso dell’attacco. Le cause della sua morte sono rimaste controverse: la tesi ufficiale fu che Allende si fosse suicidato con un fucile mitragliatore AK-47 che stava utilizzando durante l’assedio (si presume che sia quello che gli era stato regalato personalmente da Fidel Castro) e la stessa autopsia etichettò il suo decesso come suicidio.

Tuttavia, soprattutto da parte degli oppositori al nuovo regime, sia in Cile sia all’estero, si sostenne subito la tesi dell’assassinio da parte dalle truppe di Pinochet durante l’irruzione finale all’interno del palazzo che stava difendendo.  Alcuni anni dopo il suo medico personale, che era tra quelli che insieme con Allende si trovavano all’interno della Moneda, rilasciò in un’intervista. Secondo il suo racconto, a seguito del bombardamento aereo e del successivo incendio del palazzo, Allende avrebbe detto a quelli che stavano con lui a difendere la Moneda dalle finestre del primo piano di uscire dal Palazzo, ormai indifendibile. Il presidente rimase solo nell’ufficio. Il medico sarebbe rientrato nell’ufficio nel momento in cui Allende si stava suicidando con una scarica di mitragliatore alla testa dal basso in alto.

Inizialmente la giunta militare che prese il potere era formata da quattro capi, oltre a Pinochet. I capi del golpe si accordarono subito per una presidenza a rotazione e nominarono Pinochet capo permanente della giunta. Pinochet si mosse subito per consolidare il suo controllo contro ogni opposizione. Il 12 settembre furono nominati dei militari come nuovi ministri, e il 13 la giunta militare sciolse il Congresso e assunse anche il potere legislativo.

Lo stadio nazionale venne temporaneamente trasformato in un enorme campo di concentramento. All’interno dello stadio, in quei mesi, avvenivano torture e interrogatori violentissimi. Moltissime donne vennero stuprate dai militari addetti al “campo”. Approssimativamente 130.000 individui vennero arrestati nei tre anni seguenti, con il numero di “desaparecidos” che raggiunse le migliaia nel giro di pochi mesi. Moltissime di queste persone sono state uccise: alcune vennero lanciate dagli aerei in stato semicomatoso, altri ancora sono scomparsi nel nulla.

Altro fatto accertato è il rapimento dei bambini degli oppositori, che venivano affidati a sostenitori del regime. Gran parte delle persone prese di mira erano stati sostenitori di Allende. Nelle sue memorie, Pinochet afferma di essere stato l’organizzatore principale del golpe e di avere usato la sua posizione di comandante dell’esercito per coordinare un piano estensivo, che era stato concordato con altri settori militari.