Rosarno: 12 indagati al comune per assenteismo

Si tratta di dipendenti comunali che avrebbero utilizzato mezzi di servizio per scopi privati e attestato falsamente la presenza attraverso i badge

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Timbravano il badge e poi uscivano per andare a bere al bar o a fare la spesa. In più usavano i mezzi di servizio del Comune di Rosarno, di cui erano dipendenti. E’ quanto hanno scoperto i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria con l’operazione “Torno subito”. Ha preso vita un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 12 dipendenti comunali (di cui 4 agli arresti domiciliari, 4 all’obbligo di presentazione alla p.g.). Sono ritenute responsabili, a vario titolo, di peculato, truffa e false attestazioni o certificazioni. Ad ulteriori quattro indagati è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Un’indagine lunga 13 mesi

L’operazione giunge all’esito di un’attività d’indagine condotta dalla Tenenza Carabinieri di Rosarno. Non manca il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal Procuratore Capo Dott. Ottavio Sferlazza. Il periodo compreso dell’indagine è compreso tra il mese di giugno 2017 ed il mese di luglio 2018.

Gli impegni alternativi al lavoro in ufficio

Le attività investigative – spiega una nota dell’Arma – sono scaturite dall’intuizione di un militare. Questo aveva notato un impiegato del Comune di Rosarno, durante l’orario di lavoro, intento a consumare alcolici ed a giocare alle slot machine in un bar della limitrofa San Ferdinando. Alla luce di ciò, sono state avviate indagini mirate. Sono state attuate metodologie investigative tradizionali. Tra queste i servizi di pedinamento, osservazione e soprattutto riprese video.

Una prassi diffusa tra i dipendenti comunali

Queste hanno permesso di far luce sull’esistenza di una vera e propria prassi, diffusa tra alcuni impiegati del Comune di Rosarno. Questi in più circostanze utilizzavano i mezzi di servizio comunali per scopi privati, appropriandosene per esigenze ricreative, relazionali o, comunque, personali. Oppure per recarsi e trattenersi presso gli esercizi pubblici della zona. Attestavano falsamente la propria presenza in servizio, omettendo di registrare gli allontanamenti dalla sede di lavoro. Facevano ciò per recarsi a fare la spesa, al cimitero, o, come nel caso di uno degli indagati, a prendere i figli a scuola. Tutto subito dopo aver timbrato il cartellino delle presenze.

Complessivamente hanno accertato 300 episodi, il cui danno erariale e d’immagine sarà successivamente oggetto di approfondimento da parte della Corte dei Conti.