Prima i figli di genitori veneti: l’accesso selettivo agli asili nido è legge

L’accesso agli asili nido con priorità agli italiani è legge. Ed è già polemica. Il nuovo disegno approvato dal consiglio regionale del Veneto dà priorità nell’accesso agli asili nido ai bambini nati da genitori che risiedano e lavorino nella regione “da almeno 15 anni”. Tutti gli altri possono netrare, ma solo dopo sempre che ci siano ancora posti disponibili. L’iniziativa si applicherà soltanto ai nidi comunali – il 10% del totale in Veneto – e non a quelli paritari parrocchiali. La proposta era stata licenziata a maggioranza in commissione Sanità e ieri è approdata in aula.

Giovanna Negro, una dei due firmatari insieme al “tosiano” Maurizio Conte, ha assicurato che il testo nasce da esigenze pratiche: “Ci sono genitori che vivono e lavorano in Veneto da sempre che a causa del reddito Isee alto si vedono scavalcati nelle graduatorie per l’accesso ai nidi comunali e per poter mantenere il lavoro sono costretti a pagare rette altissime nei nidi privati. Questo a favore di genitori arrivati qui da qualche anno, con Isee basso, talvolta anche perché uno dei due non lavora”. “Che poi scusate: se un genitore è disoccupato – sottolinea la Negro – perché non tiene il figlio con sé a casa, lasciando il posto a chi ne ha bisogno?”.

Il disegno di legge, come era prevedibile, ha spaccato l’aula destando perplessità anche in Forza Italia, i cui tre consiglieri si sono infatti astenuti al voto. “Stiamo attenti ad inseguirci su temi così delicati avendo soltanto un obiettivo ideologico e propagandistico”, ha avvertito Massimo Giorgetti, vicepresidente di Fi. “I posti sono limitati e noi vogliamo dare priorità alla nostra gente che vive, lavora e paga le tasse qui ha ribattuto Silva Rizzotto della lista Zaia Presidente – Non accetteremo mai che siano i veneti ad essere discriminati”.

Contrari i 5 Stelle e i democratici. “Vi rendete conto che le nuove generazioni Erasmus spesso cambiano residenza più volte, anche all’estero, per ragioni di studio e di lavoro?”, ha denunciato il pentastellato Jacopo Berti. Il suo intervento ha portato all’eliminazione dell’avverbio “ininterrottamente” dal requisito dei 15 anni; Berti ha comunque votato “No”. Contrario anche il dem Claudio Sinigaglia che ha voluto evidenziare come i bimbi stranieri siano appena il 9% di quelli presenti negli asili veneti tacciando la legge di “superficialità” e ha preconizzando l’impugnazione da parte del governo perché “è evidente che si stia creando una disparità di trattamento”.