Il focus della missione di Antonio Tajani in Egitto

Antonio Tajani
Foto © ImagePhotoAgency

Cambio in corsa del programma e nuova agenda, come imposto dagli eventi. E così non ci saranno concerti né business forum durante la visita di lavoro al Cairo del ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani. Le parti in campo, quella egiziana e italiana, hanno deciso di rinviare il concerto previsto davanti alle Piramidi di Giza, così come il convegno economico che avrebbe dovuto riunire gli imprenditori dei due paesi, alla luce dei noti fatti in Israele e nella Striscia di Gaza, per concentrarsi maggiormente sugli aspetti di natura politica della crisi, visto anche l’importante ruolo che svolge l’Egitto nella regione mediorientale.

La missione del capo della diplomazia italiana è stata rimodulata con un maggiore focus sulla situazione nella Striscia di Gaza, sull’azione diplomatica per favorire una de-escalation e sulla collaborazione per stroncare i flussi migratori illegali nel Mediterraneo. Al Cairo il ministro degli Esteri vedrà, oltre al suo omologo, anche il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi. “L’Egitto è un interlocutore cruciale e può svolgere oggi, come già fatto in passato, un ruolo fondamentale di tramite con Hamas in situazioni di crisi, anche per favorire una trattativa sugli ostaggi”, spiega il titolare della Farnesina, nel corso delle comunicazioni alla Camera sulla situazione e le prospettive in Medioriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele. “Possiamo contare anche sul contributo costruttivo di Arabia Saudita e Giordania”, sottolinea Tajani, che ritiene fondamentale “lavorare con i nostri alleati per promuovere una de-escalation e mettere in atto iniziative umanitarie per mitigare le sofferenze della popolazione civile”.

Dunque la missione si preannuncia strategica sul piano politico e determinante sul versante pratico, mettendo in parallelo il lavoro delle diplomazie e quello degli aiuti umanitari. In questo senso il peso dell’Italia è destinato a crescere con il passare dei giorni, in attesa di capire come si muoveranno sul campo gli israeliani. L’Egitto, nel frattempo, ha chiuso il valico di Rafah che collega la striscia di Gaza “sine die”. E questo rappresenta un altro tassello sullo scacchiere. Al vertice sulla crisi israelo-palestinese Tajani firmerà anche “una dichiarazione congiunta sul contrasto all’immigrazione irregolare“, rimarca il ministro durante l’informativa alla Camera sulla situazione e le prospettive in Medio Oriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele. Tra gli obiettivi della visita, anche la conferma del rapporto bilaterale, avviato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Sharm el Sheik lo scorso autunno. “Vogliamo rilanciare la cooperazione italo-egiziana su tutta una serie di dossier prioritari”, spiega ancora Tajani, secondo il quale “l’Egitto ha una rilevanza strategica sia come attore chiave per gli equilibri regionali sia come partner di primaria importanza per il contrasto al traffico di migranti e per la sicurezza energetica del nostro Paese”. L’Egitto, primo Paese arabo ad aver riconosciuto lo Stato di Israele nel 1978, svolge storicamente un ruolo di mediazione tra le parti. Al Sisi, durante la cerimonia di consegna dei diplomi all’Accademia di polizia, ha detto che l’escalation in corso tra israeliani e palestinesi può avere un impatto significativo sulla stabilità e sulla sicurezza della regione. Il presidente egiziano ha spiegato che l’attuale escalation “è molto pericolosa” e ha ribadito che Il Cairo “segue con interesse gli sviluppi nella regione e sulla scena palestinese”. “L’Egitto sta intensificando le sue comunicazioni a tutti i livelli per fermare gli attuali scontri, risparmiare il sangue del popolo palestinese e proteggere i civili sia dal lato palestinese che da quello israeliano”, ha detto Al Sisi. Dunque tanti temi sul tavolo tutti molto importanti, ragione per la quale la missione di Tajani andrà seguita con estrema attenzione.