Anton (Caritas Gaza): “Serve il cessate il fuoco per la salvezza della povera gente”

George Anton, direttore amministrativo di Caritas Gaza, in esclusiva a Interris.it, racconta la situazione che sta vivendo da rifugiato insieme ad altre 600 persone nella chiesa della Sacra Famiglia, l'unica parrocchia di rito latino all'interno della Striscia

Mentre a Gaza continuano – incessanti – i bombardamenti, in uno dei rari momenti in cui c’è connessione internet, abbiamo raggiunto al telefono George Anton, direttore amministrativo di Caritas Gaza, che Interris.it aveva raggiunto all’indomani dell’inizio del conflitto. Anton è rifugiato nella Chiesa della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia di rito latino all’interno della Striscia. Qui tutti i giorni, al mattino e alla sera, si celebra la Santa Messa ed il Rosario. I chierichetti sono vestiti di tutto punto con gli abiti liturgici. Quando la connessione lo permette è trasmessa in diretta su Facebook.

Com’è la situazione?

“Siamo sotto attacco; i bombardamenti israeliani sono continui – giorno e notte – e ovunque. La città di Gaza è come spazzata via, dappertutto c’è distruzione, macerie e morti. Non c’è elettricità, manca l’acqua e l’accesso a internet è limitato”.

Quante persone sono presenti nella parrocchia?

“Oggi ci sono 600 persone rifugiate nella Chiesa cattolica di Gaza. Stiamo accogliendo tutte le persone sfollate dopo l’attacco alla chiesa ortodossa, quella che è stata bombardata dieci giorni fa. Tra di loro ci sono anziani e persone ferite. Ci stiamo prendendo cura di loro. Abbiamo una piccola infermeria con dottori, infermieri e farmacisti”.

Come fate per gli approvvigionamenti?

“Abbiamo un piccolo magazzino dove stiviamo il cibo che abbiamo potuto comprare nei giorni scorsi per assicurare i beni di prima necessità alle persone che ospitiamo in parrocchia. Poi io ed altri ci spostiamo alla ricerca del necessario per le persone rifugiate. E’ molto rischioso spostarsi a piedi o in auto. Non si sa dove e quando sarà il prossimo obiettivo dei bombardamenti”.

Com’è il vostro stato d’animo?

“Qui da noi si sono raccolte tante famiglie. Cerchiamo di calmare le persone più fragili ed i bambini quando sono spaventati. Cerchiamo di giocare con loro per non fargli pensare a quello che hanno visto”.

Avete bambini feriti?

“Abbiamo tanti bambini che sono stati tirati fuori dalle macerie della chiesa ortodossa. Molti lì hanno perso la loro famiglia. Adesso sono orfani di 4 e 5 anni”.

E voi come li accogliete?

“Cerchiamo di stargli vicino. Cerchiamo di fare del nostro meglio per far sentire ognuno al sicuro”.

Cosa ti aspetti nei prossimi giorni?

“Se non ci saranno cambiamenti nelle decisioni politiche, allora la situazione a Gaza potrà solo peggiorare”.

Cosa vuoi dire ai governanti?

“Abbiamo bisogno di una forte pressione verso coloro che hanno il potere affinché stabiliscano negoziati per ottenere un cessate il fuoco per la salvezza della povera gente e degli innocenti che non hanno nulla a che vedere con questo conflitto”.

Come possiamo aiutarvi?

“Abbiamo bisogno delle vostre preghiere. Sappiamo che Papa Francesco, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, il Nunzio, la Chiesa e tutti i cristiani nel mondo non ci dimenticano e pregano per noi. Per favore pregate per noi, pregate per la pace”.